Roma guida i falchi sui rimpatri, muro di Madrid-Berlino – Europa – Ansa.it

Roma guida i falchi sui rimpatri, muro di Madrid-Berlino – Europa – Ansa.it


Undici Paesi membri più uno, dove quell’uno è il presidente della Commissione Ursula von der Leyen. L’offensiva che Italia, Danimarca e Olanda hanno portato al summit Ue sui rimpatri incassa un seguito importante e segna l’incipit di un nuovo approccio securitario che si sta facendo largo a Bruxelles. Un piano che ha, come simbolo, i cosiddetti ‘returns hub’, ovvero i centri per i rimpatri dove collocare gli irregolari. Tutti, rigorosamente, fuori dai confini europei.

In Albania, Uganda, Kosovo. In Paesi terzi che, modificando la direttiva rimpatri e le regole vigenti, possono essere definiti sicuri. Prima dello start del summit dei 27 Giorgia Meloni, Mette Frederiksen e Dick Schoof hanno radunato i cosiddetti Paesi ‘like-minded’ sui migranti. Gli invitati erano 15 e a marcare visita sono stati i Baltici e la Finlandia, che tuttavia hanno una posizione simile, così come la Svezia.

Seduta con gli undici leader c’era anche von der Leyen. La sua partecipazione è passata tutt’altro che inosservata e ha confermato un dato politico: l’asse tra Ursula e Meloni è saldo sui principali dossier europei e l’eventuale nomina di Raffaele Fitto a vice presidente esecutivo di della Commissione lo renderà saldissimo.

“La sinistra pensa solo ad attaccarci in maniera inconsistente e gratuita mentre quasi tutta Europa discute delle nostre iniziative”, ha sottolineato Meloni replicando a Elly Schlein, anche lei a Bruxelles, che è tornata ad attaccare duramente il Protocollo Roma-Tirana. Al tavolo dei 27 Meloni ha spiegato come il modello Albania possa fare da “deterrente” nei confronti dei trafficanti e prevenire le partenza. La riunione dei falchi, per Roma, ha segnato l’inizio di un percorso che ha nel summit Ue di dicembre una prima data cruciale.

La base di partenza, per gli 11, è la lettera di von der Leyen dello scorso lunedì. Una nuova direttiva rimpatri, l’istituzione di hub fuori dall’Ue, la definizione di Paese terzo sicuro sono i pilastri della stretta. Il modello Albania è uno di quelli presi in considerazione ma non il solo. Nel Paese balcanico l’Italia invia i migranti in attesa che si concluda la procedura di asilo. Olanda e Danimarca hanno messo sul tavolo due alternative: Uganda e Kosovo. Ma in questo caso gli hub ospiterebbero i migranti la cui richiesta di asilo è stata respinta, in attesa che rientrino nei Paesi di origine.

La discussione tra gli 11 è stata approfondita è ha toccato anche la questione siriana. L’Italia sostiene “un rimpatrio volontario, sicuro e dignitoso dei siriani”, hanno fatto sapere fonti italiane. L’Austria e Cipro sono pronte a sostenere un’iniziativa che, con la crisi in Libano, per Meloni è ancora più urgente. Al summit Ue, tuttavia, il piano degli hub extra-Ue è parso quasi diluirsi in un rinnovato scontro sulla migrazione. “In tanti hanno detto di valutare l’opzione ma non possiamo parlare di ampio consenso”, hanno spiegato fonti qualificate europee. Le conclusioni sono state modificate più volte, oggetto delle pretese dei singoli Stati e di una discussione che risente dell’ascesa delle destre in tutta Europa.

La Polonia ha ribadito la sospensione al diritto di asilo ponendo il problema delle minacce ibride che Mosca e Minsk concretizzano con la migrazione. Alcuni, come la Germania, hanno chiesto di anticipare l’attuazione del Patto sulla Migrazione su alcuni punti come quello dei movimenti secondari, di certo poco gradito all’Italia. Alcuni hanno fatto perno proprio sul Patto di migrazione e Asilo allontanando l’idea degli hub fuori dall’Ue. “Per noi non sono la soluzione”, ha sottolineato Olaf Scholz. Con lui Pedro Sanchez, che ha riacceso i fari sull’equilibrio tra diritti umani e lotta ai trafficanti. Una posizione, quella del premier spagnolo, “singolare”, ha commentato il ministro degli Interni, Matteo Piantesosi: “Ci criticano sull’Albania ma loro sparano ai migranti”.

Il Belgio ha definito il modello Albania “costoso e non funzionante” e anche la Grecia non ha mostrato entusiasmo. Tra i grandi, resta l’incognita francese. Fonti di Renew, guidato di fatto da Emmanuel Macron, hanno spiegato di non volere “scorciatoie” sulla migrazione, replicando al plauso del Ppe al modello Albania. Ma da Parigi hanno fatto sapere che la Francia potrebbe firmare accordi simili a quelli di Meloni e Edi Rama. Mostrando così tutte le distanze che segnano il rapporto tra il premier Michel Barnier e l’inquilino dell’Eliseo.

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