(di Maria Grazia Marilotti)
L’ultima emozione l’ha vissuta in
tribuna, alla Domus, dove ha esultato per il 3-0 del Cagliari
sul Monza. “Non avevo la visione dell’intero campo, ma l’eurogol
di Gaetano me lo sono proprio goduta e anche l’abbraccio a
Muzzi, seduto proprio davanti a me”. Valentina Incani, 37 anni,
cagliaritana, autrice, conduttrice radiofonica, ipovedente, ora
si prepara per un’emozione ancora più intensa. Il 4 e 5 aprile
debutta a teatro nel ruolo della protagonista nel monologo
L’amore è cieco… Ma il karma ci vede benissimo.
Trae spunto dal suo omonimo romanzo quasi del tutto
autobiografico, dove l’autrice racconta la sua vita di persona
con una disabilità visiva. La pièce andrà in scena alle 20 in
via Falzarego, a Cagliari, per la rassegna di Teatro da Camera
della Fabbrica Illuminata. L’adattamento e l’allestimento sono
di Elena Pau, la voce fuoricampo di Giuliano Pornasio.
“Uno spettacolo che si propone di aprire una finestra e
portare all’attenzione la tematica della disabilità, in
particolare quella visiva – spiega all’ ANSA Valentina -, per
dimostrare che in fondo tutti siamo abili in modo diverso e che
avere una disabilità, pur nella difficoltà, non impedisce di
vivere un’esistenza felice, ricca di soddisfazioni, traguardi
raggiunti e tanti sogni ancora da realizzare”.
Protagonista della storia è Vittoria, trentatreenne ironica,
irriverente e ipovedente a causa di una retinite pigmentosa
diagnosticata all’età di tre anni e che lavora per una radio.
“Quando ho messo le cuffie per la prima esperienza da speaker a
Radiolina è stata una gioia immensa – racconta – Ma il giorno
più bello della mia vita è stato quello della laurea in Servizi
giuridici, mi sono sentita fiera di me stessa. E ancora di più
ho gioito per aver potuto dare ai miei genitori questa grande
soddisfazione”.
Di giorni felici, Valentina, ne ricorda tanti: “Colleziono
momenti gioiosi ogni giorno, le cose spiacevoli o gli episodi di
intolleranza mi servono per imparare qualcosa. Le persone
arricchiscono la mia vita, i miei amici, le mie amiche, il mio
fidanzato Federico, in passato i miei compagni di studio, i miei
colleghi di lavoro, una persona straordinaria come Elena Pau. E
soprattutto l’ambiente familiare in cui sono cresciuta mi ha
dato tanto, nessuno mi ha mai fatto sentire una disabile, ma
prima di tutto una persona”. Per lei è importante sottolineare
il valore di utilizzare le parole giuste, senza ipocrisia e
soprattutto non identificare le persone con una malattia o una
disabilità.
Venerdì è il gran giorno per Valentina. “Sono emozionatissima
– ammette – ma so che è importante portare questo messaggio sul
palco. È vero, sono una sognatrice, allo stesso tempo non vivo
nel mondo dei sogni. Ogni giorno spero di avere la forza
necessaria per attutire i colpi, perché mi accorgo che la
disabilità fa ancora paura. Per questo – insiste – è ancora più
necessario parlare. La parola inclusione mi è familiare, perché
sono sempre stata accolta dagli altri. Oggi con questo
spettacolo voglio dare le chiavi della mia vita agli spettatori,
includerli nella mia esistenza. Il mio desiderio è che,
nell’assistere allo spettacolo, nessuno provi imbarazzo, né
disagio o sconcerto. Il mio obiettivo è che sia uno spettacolo
accessibile e tutti possano sentirsi inclusi come tantissime
volte mi sono sentita io. Su quel palco – chiarisce – racconterò
che, pur con delle difficoltà, sono una ragazza felice, sono
stata una bambina felice, un’adolescente felice. Ho avuto tanto
dalla vita, e quello che mi ha tolto, me lo ha restituito”.
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