Cori, applausi, abbracci, lacrime di commozione e un grande sventolio di bandiere della Palestina e di “One Piece”, simbolo di protesta. Sono stati accolti così da un centinaio di sostenitori nell’area arrivi del terminal 1 di Fiumicino gli ultimi attivisti italiani che facevano parte della Global Sumud Flotilla liberati oggi in Israele. “Ora sto bene. E’ stato un continuo di torture psicologiche: dalla privazione del sonno al puntarci ripetutamente armi contro, sia agli uomini che alle donne, per non parlare poi delle cose più basilari come il cibo: c’era di tutto dentro, era davvero immangiabile”, ha detto uno degli attivisti ancora visibilmente provato. “Una cosa è comunque certa: la mobilitazione prosegue. Vediamo di organizzarci il prima possibile – ha detto un altro – . Era un tentativo che andava fatto. Ci saranno sicuramente altre Flotille e che riusciranno a rompere il blocco. Il momento più duro è stato senz’altro quando siamo stati intercettati. Siamo stati attaccati con gli idranti. Siamo stati letteralmente presi come ostaggi“.
“Abbiamo avuto solo un piccolo assaggio di quello che subiscono i palestinesi ogni giorno, ogni ora. Altre missioni? La mobilitazione continua. Il blocco navale è ancora lì ed il genocidio prosegue. Quelli che sono raccontati come accordi di pace sono solo condizioni spietate di resa dove i diritti sono come una merce di scambio”. Tra abbracci, lacrime di commozione, cori, lo ha detto all’aeroporto di Fiumicino Antonio “Tony” La Piccirella, uno dei 7 (5 uomini e 2 donne) attivisti italiani della Global Sumud Flotilla rientrati questa sera a Roma da Atene. Gli altri sono Adriano Veneziani, Gessica Lastrucci, Giorgio Patti, Federica Frascà, Marco Orefice e Andrea Sebastiano Tribulato. “Questo è solo l’inizio – ha proseguito -. Siamo voluti rimanere il più possibile, visto che non possiamo raggiungere la Palestina e che non c’è almeno il rispetto del diritto internazionale e della dignità umana minima: abbiamo quindi rifiutato il rimpatrio volontario perchè non c’è nulla di volontario in quello che è successo. Siamo stati sequestrati in mare aperto, in acque internazionali dove Israele non ha alcuna autorità. Era una missione di solidarietà internazionale e quindi non si lascia nessuno indietro”. “La prossima volta magari saremo in 5000: c’è un movimento globale e non siamo gli unici ad essere arrabbiati. Non so se tornerò, questa è stata la seconda volta ed ho rischiato un pochino di più, ma c’è gente che rischia molto di più ogni giorno. La mobilitazione continua e la mia lotta prosegue anche dall’Italia”, ha concluso.
“Ritornare è bellissimo ma sono state giornate super dure, tra tanta violenza gratuita: ne siamo scossi. Sappiamo però di aver fatto la cosa giusta e di aver creato una pagina di storia sicuramente importante”. Lo ha detto all’aeroporto di Fiumicino Federica Frascà. “Non ci aspettavamo sicuramente questo livello di violenza gratuita, soprattutto da un popolo che ha vissuto l’Olocausto e che sta replicando quello che ha subito nei confronti del popolo palestinese. Sono state settimane intense, prima con l’attacco dei droni il 23 settembre sino poi all’intercettazione di notte, agli idranti, all’abbordaggio – ha proseguito – Ci è stato impossibile avere medici, consultare un avvocato, siamo stati 48 ore senza acqua, cibo: quello che abbiamo vissuto è in qualche modo un privilegio rispetto a quello che subiscono i palestinesi”. “Ora vorrei dormire, riposare e mangiare un gelato”, si è congedata tra gli abbracci degli amici e delle amiche.
Rientrano ultimi italiani Flotilla,’tenuti come ostaggi’
Gli italiani della Sumud Flotilla sono tutti rientrati a casa. Dal Mediterraneo alle galere israeliane, il viaggio degli attivisti è terminato in queste ore con l’atterraggio degli aerei di linea negli scali di Milano, Roma e Bologna. Ma per gli equipaggi delle imbarcazioni, fermati mercoledì scorso dalle autorità israeliane in prossimità delle coste di Gaza, la vicenda è tutt’altro che chiusa. Gli esposti presentati nei giorni scorsi dagli attivisti e parlamentari che erano a bordo – in cui sono denunciate vari maltrattamenti, a partire dal loro stato detenzione – sono ora all’attenzione della Procura di Roma. Gli inquirenti stanno valutando tutti gli incartamenti, in cui si ipotizza anche il reato di sequestro di persona e non è escluso che una volta definito il fascicolo gli stessi partecipanti alla missione possano essere ascoltati in Procura, come persone informate sui fatti.
Intanto dalla Cbs News, che cita due funzionari dell’intelligence americana, arriva la conferma secondo cui sarebbe stato il premier israeliano Benyamin Netanyahu ad approvare direttamente le operazioni militari all’inizio del mese scorso contro due imbarcazioni della Flotilla. Secondo le stesse fonti, l’8 e il 9 settembre le forze israeliane hanno lanciato droni da un sottomarino e sganciato ordigni incendiari sulle imbarcazioni ormeggiate al largo del porto tunisino di Sidi Bou Said, provocando un incendio. “Se tutto ciò dovesse essere confermato, si aggiungerà alla vergogna di chi ci accusava di esserci autosabotati. Speriamo che tutte queste informazioni vengano prese in considerazione dai pm”, spiega la portavoce del Global Movement to Gaza, Maria Elena Delia.
A puntare il dito contro il governo israeliano è anche una degli eurodeputati che erano sulle imbarcazioni, Benedetta Scuderi dei Verdi, davanti alla plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo, chiedendo la modifica dell’ordine del giorno e l’aggiunta di un dibattito sulla situazione della Global Sumud Flotilla, richiesta poi respinta. “Io, insieme ad altre quattrocento persone, tra cui anche membri di questo Parlamento, siamo stati presi in ostaggio dalle forze israeliane in acque internazionali – ha detto Scuderi – . Siamo stati sequestrati, perquisiti, non abbiamo potuto dormire e alcune persone sono state aggredite fisicamente”.
Stesse accuse arrivano da un altro membro degli equipaggi arrestati e poi espulsi, l’ex sindaca di Barcellona Ada Colau: “Ci hanno rinchiuso in un carcere di massima sicurezza dove non esiste Stato di diritto. Ci sono stati maltrattamenti e trattamenti denigranti. Centinaia di poliziotti ci hanno umiliati, tenuti per ore in ginocchio, con la testa contro il suolo, senza darci acqua e tirandoci per i vestiti”. Israele ha espulso in queste ore con voli charter diretti in Grecia e Slovacchia altri 171 attivisti dei diversi Paesi.
Nel caso dell’Italia, le spese per il viaggio sono state sostenute dalle famiglie dei volontari e saranno poi rimborsate dal Global Movement to Gaza.
Ad essere rimpatriata è stata anche la svedese Greta Thunberg, definita “una dei provocatori espulsi”: la sua foto è stata pubblicata dal ministero degli Esteri su X, dove veniva ritratta assieme ad altre due donne nell’aeroporto internazionale Ben Gurion vicino a Tel Aviv, con indosso le tute grigie indossate nelle prigioni israeliane. “Potrei parlare a lungo di come siamo stati maltrattati e abusati durante la nostra detenzione, ma c’è un genocidio, si sta verificando davanti ai nostri occhi, un genocidio in diretta”, ha detto Thunberg appena atterrata. In Italia, invece, tornano liberi i due manifestanti arrestati a Roma dopo gli scontri di sabato scorso nella capitale. I due, accusati di violenza, resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate, sono un 19enne della provincia di Padova e un 39enne di Bologna: quest’ultimo avrebbe lanciato bottiglie ed una sedia verso le forze dell’ordine.
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