La nuova inchiesta della procura di Pavia sul caso di Garlasco, che vede come unico indagato Andrea Sempio, deve essere trasferita a Brescia. È quanto sostiene l’avvocato Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore pavese Mario Venditti, a sua volta indagato dalla procura bresciana per corruzione in atti giudiziari in merito alla prima archiviazione a carico dello storico amico di Marco Poggi. Questo perché l’indagine su Sempio “è il contenitore nell’ambito del quale è stata rinvenuta la prova di un’ipotesi corruttiva. Quindi – ha aggiunto Aiello – è evidente che non si può selezione una parte dell’indagine da mandare e una da non mandare. È tutto connesso”.
La questione è emersa nel corso di un punto stampa organizzato dal legale prima dell’udienza di martedì prossimo davanti ai giudici del Riesame per discutere il provvedimento di perquisizione e sequestro eseguito lo scorso 26 settembre nei confronti dell’ex magistrato. Udienza alla quale sarà presente anche lo stesso Venditti.
Il legale ha spiegato che si tratta di un momento “critico” per il suo assistito. “È stato aggredito un uomo con una potenza di fuoco inimmaginabile”, ha detto. “La sua immagine è compromessa, hanno distrutto un uomo”. L’indagine contro un magistrato “è un’indagine della giustizia contro la giustizia e può avere effetti deflagranti anche quando il magistrato risulta innocente”, ha osservato il legale. “Prima di iscrivere un magistrato si aspetta la certezza della prova. Siamo in un momento veramente triste, perché già di per sé l’indagine sul processo sull’omicidio di Chiara Poggi ha destabilizzato il sistema giudiziario, in più si innesta questa nuova aggressione al sistema giustizia perché si dice che il magistrato è corrotto”.
Inoltre, per l’avvocato Aiello è una “eresia giuridica” anche “l’equazione” per cui se Venditti è corrotto, Alberto Stasi è innocente e Sempio colpevole. “Dobbiamo tornare a considerare le regole del processo e dell’indagine penale”.
Rispondendo alle domande dei cronisti, il legale ha poi chiarito la questione riguardante la mancata consegna da parte dell’ex procuratore delle password dei suoi dispositivi. “Il dottor Venditti, come possono testimoniare i sei ufficiali di polizia giudiziaria intervenuti presso l’abitazione, aveva già scritto le password su un foglio di carta e lo stava consegnando al Maggiore alla fine delle operazioni. Prima che glielo desse ho chiesto quali fossero i criteri di estrazione dei dati della documentazione e mi è stato risposto ‘non li abbiamo, non abbiamo parole chiave, diamo uno sguardo generale’. Questo – ha aggiunto il legale – non è possibile in Italia oggi. Questo è un metodo da combattere. Questo dimostra che si è iscritto qualcuno nel registro degli indagati senza avere indizi o prove certe. Allora io in quel momento ho detto che non ero d’accordo”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA

