“Un grande progresso”: così Donald Trump ha sintetizzato un colloquio telefonico – il primo dopo due mesi – avuto con Vladimir Putin alla vigilia dell’incontro in programma alla Casa Bianca con Volodymyr Zelensky. Risultati che il presidente Usa discuterà nel faccia a faccia con quello ucraino, prima di un incontro la prossima settimana tra “consiglieri ad alto livello” russi e americani, e in vista di un nuovo vertice tra gli stessi Trump e Putin, che si terrà a Budapest, anche se la data non è stata precisata.
Il nuovo vertice tra Trump e Putin “potrebbe davvero aver luogo entro due settimane o poco dopo”. Lo ha confermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, aggiungendo che “c’è un’intesa generale” e “non bisogna rimandare nulla a lungo termine”.
Con grande soddisfazione del premier ungherese Viktor Orban: “Una grande notizia per chi vuole la pace, siamo pronti”, ha postato sui social. Un summit che farà seguito a quello di Ferragosto in Alaska e si svolgerà sul suolo stesso dell’Unione Europea, che Mosca accusa di essere il vero ostacolo al raggiungimento della pace. Le due ore e mezza di colloquio fra i presidenti russo e americano sono state “molto produttive”, ha affermato ancora Trump, sottolineando che Putin ha cominciato la conversazione facendogli le congratulazioni per “il grande risultato della pace in Medio Oriente”.
“Penso effettivamente che il successo in Medio Oriente aiuterà nei nostri negoziati per raggiungere la fine della guerra Russia-Ucraina”, ha aggiunto il tycoon, riferendo che lui e il leader del Cremlino hanno dedicato “molto tempo a parlare del commercio tra Russia e Stati Uniti quando la guerra con l’Ucraina sarà finita”.
“La presidente Ursula von der Leyen accoglie ogni passo per una pace duratura in Ucraina. Qualsiasi incontro che muove su un processo di pace giusta e duratura per l’Ucraina è il benvenuto. Se l’incontro si terrà e andrà in questa direzione è il benvenuto”. Lo afferma Olof Gill, portavoce della Commissione Ue, rispetto al programmato incontro Putin-Trump a Budapest.
“Una telefonata franca e incoraggiante”, ha commentato anche Mosca rivendicando l’iniziativa sulla telefonata e sottolineando che la sede di Budapest è stata proposta da Trump e “subito sostenuta” da Putin. Il resoconto di Trump segna un netto cambio di tono rispetto alle dichiarazioni delle ultime settimane, quando più volte si era detto “deluso da Putin”, esprimendo tutta la frustrazione per non riuscire a chiudere un accordo di pace.
Il capo della Casa Bianca era arrivato a ipotizzare l’invio a Kiev dei missili da crociera Tomahawk, con un raggio d’azione di 2.500 chilometri, da utilizzare contro la Russia. Da parte sua, il presidente russo ha ribadito a Trump che l’invio di tali armi provocherebbe “danni significativi alle relazioni” tra Russia e Usa, “per non parlare delle prospettive di una soluzione pacifica”, dopo che nei giorni scorsi aveva parlato di una eventuale fornitura dei missili come di “una nuova escalation” tra le prime due potenze nucleari del mondo.
Anche perché, affermano dal Cremlino, tali missili dovrebbero essere lanciati da personale militare americano. Un funzionario di alto livello del governo ucraino, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha detto all’agenzia Afp che il tema centrale del confronto fra Trump e Zelensky nello Studio Ovale sarà proprio la richiesta di Kiev di ottenere i Tomahawk.
Zelensky intanto ha dichiarato di aver incontrato i funzionari di un’azienda statunitense che produce i missili Tomahawk e i sistemi Patriot che Kiev ha richiesto per potenziare le difese contro la Russia. “Abbiamo discusso della capacità produttiva di Raytheon, delle potenziali vie di cooperazione per rafforzare la difesa aerea e le capacità a lungo raggio dell’Ucraina e delle prospettive di una produzione congiunta ucraino-americana”, ha dichiarato Zelensky sui social media.
Anche se di importanza vitale restano per gli ucraini anche i sistemi di difesa antiaerea Patriot. Un’esigenza confermata dagli ultimi pesante bombardamenti russi sulle infrastrutture energetiche, che hanno costretto le autorità di Kiev a imporre interruzioni di corrente in tutte le regioni per il secondo giorno consecutivo. “Si parla – ha scritto su Telegram il presidente ucraino – di attacchi al nostro popolo, al nostro settore energetico e alle nostre infrastrutture civili. La Russia ha utilizzato più di 300 droni e 37 missili, un numero significativo dei quali balistici”.
Prese di mira, in particolare, infrastrutture nelle regioni di Vinnytsia, Sumy e Poltava. La Russia ha confermato da parte sua di avere compiuto “un massiccio attacco” contro infrastrutture del gas, affermando che esse sostengono “il funzionamento del complesso militare-industriale ucraino”. Nei raid sono stati impiegati anche missili ipersonici Kinzhal, riferisce il ministero della Difesa, affermando che i bombardamenti sono stati compiuti “in risposta agli attacchi terroristici dell’Ucraina contro obiettivi civili sul territorio della Russia”.
Anche le forze ucraine continuano gli attacchi, sebbene su scala minore, su obiettivi del settore dell’energia russi. Nella regione di Volgograd il governatore ha detto che i detriti di un drone intercettato sono caduti su una sottostazione elettrica a Balashovskaya provocando un incendio. Mentre nella regione di Belgorod il governatore ha denunciato l’uccisione di un civile e il ferimento di altri tre in attacchi di droni ucraini.
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