“Questo è un salto di qualità”. Sigfrido Ranucci ha sul volto i segni di una notte che non dimenticherà. Un attentato, la cui matrice dovrà essere accertata così come gli autori materiali, messo in atto a pochi metri da casa sua a Pomezia e che solo per un caso fortuito non ha provocato vittime, a cominciare della figlia che era nel punto della deflagrazione pochi minuti prima. Il giornalista ha varcato l’ingresso degli uffici della Compagnia Trionfale dei carabinieri poco prima delle 9 del mattino. E lì ha formalizzato la denuncia su quanto avvenuto alle 22.17 di giovedì.
Per oltre un’ora ha raccontato agli inquirenti la paura vissuta in quegli attimi, con il boato che ha sconquassato quella che sembrava una tranquilla serata di metà ottobre. “Quanto avvenuto rappresenta un salto di qualità preoccupante”, ripete il conduttore di Report che ha “ricostruito con i carabinieri quanto è successo”, riprendendo in caserma il “filo di quanto detto fino alle tre del mattino” agli investigatori intervenuti sul posto. Una ricostruzione poi ulteriormente ampliata nel pomeriggio davanti ai pm dell’Antimafia che procedono, al momento, per danneggiamento aggravato e violazione della legge sulle armi. Il giornalista ha messo in fila i tasselli di quanto vissuto negli ultimi anni, con le decine di denunce presentate dal 2021 dopo minacce e in alcuni casi vere e proprie intimidazioni.
“C’è una lista infinita di minacce – taglia corto -. Mi sono arrivati avvertimenti di varia natura e di cui ho sempre informato l’autorità giudiziaria”. Il livello di sicurezza per lui si è immediatamente innalzato. Da oggi si sposterà a bordo di una auto blindata. “I ragazzi della mia scorta – aggiunge – hanno fatto sempre rapporto su quanto avveniva, anche sui proiettili che nei mesi scorsi sono stati lasciati fuori la mia abitazione”. Il responsabile della trasmissione in onda da anni su Rai Tre tiene a chiarire di non sentirsi solo. “Io anche in queste ore difficili mi sento tranquillo, nel senso che lo Stato e le istituzioni mi sono sempre state vicine in questi mesi”. Un concetto ribadito dai figli. “Non abbiamo paura, non più di prima, siamo orgogliosi di papà”. Lo scoppio dell’ordigno rudimentale resta però vivo nella memoria di Ranucci. “Ho sentito un boato tremendo – aggiunge – erano le 22.17”. Una deflagrazione che è stata sentita, quasi in tempo reale, dai carabinieri che poi sono intervenuti. “In quell’istante alcune persone erano in zona e stavano forse registrando degli audio che hanno colto il rumore”. Su chi possa essere l’autore, Ranucci non si sbilancia. ” È impossibile dirlo in questo momento: si tratta di un contesto abbastanza allargato, è su quello che sono state fatte le segnalazioni in questi mesi”. Parlando degli attestati di solidarietà arrivati in queste ore anche dai vertici Rai, il conduttore ha aggiunto di “avvertire la vicinanza dei colleghi e degli amministratori. Credo che è dai tempi dell’attentato a Maurizio Costanzo – è la sua riflessione – che non accadeva una cosa del genere”.