Ricorre oggi l’ottavo anniversario della morte della giornalista Daphne Caruana Galizia, uccisa con un’autobomba il 16 ottobre 2017 di fronte alla sua casa di Bidnija, nel nord dell’isola di Malta. Tra i 300 e i 400 grammi di TNT, piazzati sotto il sedile del conducente, hanno fatto esplodere in aria l’auto su cui la vittima era appena salita.
Il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani ha ricordato che l’anniversario cade nel giorno in cui una bomba è stata piazzata sotto l’auto del giornalista Rai Sigfrido Ranucci a Roma.
Il 7 febbraio, poco più di cinque anni dopo il suo arresto, Yorgen Fenech è uscito dal penitenziario in cui è rimasto dal 20 novembre 2019 con l’accusa di essere il presunto mandante dell’omicidio della giornalista. Il mese prima una giudice aveva finalmente accolto l’ennesimo ricorso per ottenere almeno la libertà su cauzione. Decine di precedenti ricorsi presentati dai legali di Fenech negli anni
sono stati respinti per rischio di fuga, alto viste le disponibilità economiche dell’uomo che prima dell’arresto era il capo del Tumas Group (principale holding del paese, fondata sul cemento, proprietaria tra l’altro di due Hilton, casinò e assicurazioni).
Le prove e la testimonianza del pentito Melvin Theuma, ex tassista, allibratore clandestino, usuraio e tuttofare del cocainomane conclamato Fenech, nell’autunno del 2019 strinsero il cerchio attorno al tycoon. Le indagini per due anni, dal 16 ottobre 2017, giorno in cui Daphne era stata fatta a pezzi dalla bomba piazzata sulla sua auto, avevano segnato il passo dopo l’arresto dei tre manovali del crimine ingaggiati. Il
governo di Jospeh Muscat, sotto pressione degli Usa e della Fbi che aveva partecipato alle prime indagini, fu costretto a smettere di rallentare l’inchiesta. E dopo le rivelazioni dei collegamenti di Fenech con il capo di gabinetto Keith Schembri ed il potentissimo pluriministro Konrad Mizzi (entrambi a libro paga della 17 Black, la società creata a Dubai e scoperta dai Panama Papers con cui Yorgen Fenech faceva i suoi giochi corruttivi, quelli sì nel frattempo processati) Muscat fu costretto alle dimissioni.
Una inchiesta pubblica due anni fa ha sentenziato i colpevoli ritardi e le omissioni del governo nella protezione della giornalista che con il suo blog Running Commentary aveva scoperto non solo i collegamenti di Fenech con la politica, ma anche con la criminalità organizzata. Con la mafia siciliana che fornì agli ‘artificieri’ le bombe comandate a distanza affidate ai sicari. In 7 sono in galera. Ingaggiati da chi e per conto di chi? La giustizia maltese non ha ancora dato una risposta.
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