Gli europei con Zelensky, ‘piano di pace come a Gaza’  – Notizie – Ansa.it

Gli europei con Zelensky, ‘piano di pace come a Gaza’  – Notizie – Ansa.it


 “Ora l’Ucraina ha bisogno di un piano di pace”. Le parole giunte da Berlino poche ore dopo l’incontro “teso” tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump segnano la risposta dell’Europa: un fronte che si ricompatta, rilanciando l’idea di un orizzonte politico accanto agli aiuti militari. A dettare la linea sono stati il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il premier britannico Keir Starmer, spintosi a evocare un programma “sulla falsariga” del piano in venti punti firmato dal presidente americano per Gaza.

 

Una prospettiva che ha animato anche la prima telefonata tra Zelensky e i principali leader europei – tra cui la premier Giorgia Meloni, il segretario generale della Nato Mark Rutte e i vertici Ue, Ursula von der Leyen e Antonio Costa – dopo il faccia a faccia di Washington, nel tentativo di scongiurare il rischio di una pace imposta dall’alto. I partner europei “hanno accolto con favore la cooperazione transatlantica”, ha sottolineato Merz anche a nome degli alleati, glissando sulle cronache dell’incontro di due ore e mezza tra Zelensky e Trump, durante il quale – nelle ricostruzioni di Axios – l’inquilino della Casa Bianca avrebbe espresso con tono “duro” un netto rifiuto alla fornitura dei Tomahawk a Kiev. “Penso che abbiamo finito. Vediamo cosa succede la prossima settimana”, ha tagliato corto il tycoon alludendo al suo prossimo colloquio con Vladimir Putin a Budapest. Nel suo resoconto agli europei, Zelensky ha glissato sui missili: “Gli Stati Uniti non vogliono un’escalation”. Ma all’Nbc ha giudicato “positivo” il fatto che il presidente non abbia detto no, ma neanche sì. “Il nostro obiettivo resta garantire una pace giusta e duratura per l’Ucraina”, ha ribadito su X il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, impegnato a mantenere compatta la posizione dei Ventisette e a riaffermare che “il sostegno militare, finanziario e diplomatico è essenziale”. Di fronte all’aggressione di Mosca – che nelle ultime ore ha nuovamente colpito Zaporizhzhia con tre attacchi – la solidarietà europea, ha assicurato anche il premier polacco Donald Tusk, è “oggi più necessaria che mai”.

 

Mentre il dialogo con Putin, nella visione di Matteo Salvini, resta “la via della distensione”: la decisione di Donald Trump di non fornire i missili all’Ucraina è “coraggiosa” e “avvicina la pace”, ha osservato il vicepremier, auspicando che “a Parigi, Bruxelles e Berlino non prevalga la tentazione di continuare a produrre, vendere e usare armi”. Qualunque forma assuma l’eventuale piano di pace, al centro dei negoziati resterà comunque il nodo più sensibile: le garanzie di sicurezza per Kiev. Anche su questo punto i consiglieri nazionali per la sicurezza dei Paesi Nato si sono riuniti nelle ultime ore per coordinare le prossime mosse. Nell’immediato, i leader Ue lavorano al vertice del 23 ottobre a Bruxelles – al quale è atteso anche Zelensky, in modalità da definire – e a gestire un passaggio politicamente delicato: concedere deroghe temporanee alla chiusura dello spazio aereo europeo ai voli russi per permettere l’arrivo in Ungheria di Vladimir Putin, sul quale pende anche un mandato d’arresto internazionale spiccato dalla Cpi.

 

Una decisione rimessa ai singoli Paesi confinanti che, stando a diverse fonti, sarebbero orientati a concedere il via libera pur di evitare che il vertice di Budapest assuma i contorni di un simbolico asse Washington-Budapest-Mosca. Il divieto di viaggio Ue, ha chiarito Bruxelles, non si applica personalmente al leader del Cremlino, ma il blocco dello spazio aereo per i velivoli russi “resta formalmente in vigore”. Le sanzioni parlano chiaro: “Nessun volo operato da compagnie russe pubbliche o private può atterrare, decollare o sorvolare i cieli dell’Unione”. Una misura simbolo della risposta contro il Cremlino, destinata a essere nuovamente rafforzata: già lunedì, i ministri degli Esteri dei Ventisette riuniti a Lussemburgo potrebbero approvare il diciannovesimo pacchetto di sanzioni per “aumentare la pressione” su Mosca. A sbloccare l’impasse è stata l’Austria, che dopo settimane di esitazioni ha ritirato il veto legato alla richiesta di compensazioni per la Raiffeisen Bank, colpita dalle controsanzioni russe. Restano da superare le ultime riserve della Slovacchia sull’energia.

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