Dopo quelli in mare, attacchi di terra in Venezuela nella lotta dichiarata da Washington ai “narcoterroristi” sarebbero una “possibilità reale” nelle intenzioni dell’amministrazione Trump, con un salto di qualità nelle tensioni tra i due paesi. A tratteggiare questo scenario sono le parole del senatore repubblicano Lyndsey Graham, particolarmente rilevanti trattandosi di uno stretto alleato di Trump.
Nello specifico Graham sostiene che il presidente informerà il Congresso sulle “potenziali future operazioni militari contro il Venezuela e la Colombia”, scrive Axios. Secondo il senatore, Trump sarebbe inoltre arrivato alla conclusione che è giunto il momento per il leader venezuelano Nicolas Maduro di “andarsene”.
Questo a poche ore dall’arrivo della lanciamissili statunitense Uss Gravely a Trinidad e Tobago, il piccolo arcipelago situato a circa dieci chilometri dalle coste del Venezuela. La nave era visibile già nelle scorse ore al largo della capitale Port of Spain. Il suo arrivo, insieme a un’unità di marines, avviene ufficialmente per esercitazioni con i militari di Trinidad, ma Caracas accusa Washington di avere secondi fini nella sua campagna militare contro i narcotrafficanti, di volere di fatto “preparare una guerra”, e le ultime mosse americane non sembrano fare molto per disinnescare questa retorica, anzi.
Alcune decisioni del Pentagono e le parole dello stesso presidente Donald Trump hanno portato la tensione alle stelle nell’intera regione: da giorni è stata schierata la portaerei americana Gerald R. Ford, che si unisce a un contingente basato a Porto Rico con tre navi d’assalto e da trasporto anfibio, caccia F-35B, aerei da pattugliamento P-8 e i droni MQ-9. Uno sforzo notevole da parte americana, al punto da sottolineare ad alcuni analisti che se l’obiettivo è intercettare le imbarcazioni dei narcos, lo schieramento Usa appare sovradimensionato.
Poi c’è il monito di Trump della vigilia: “Abbiamo bloccato l’ingresso di tutta la droga via mare, a breve fermerò anche l’ingresso di tutta la droga via terra. Vedrete”, insieme con le indiscrezioni secondo cui alla Casa Bianca è già sul tavolo un piano per colpire i centri di produzione di cocaina e le rotte del traffico sul territorio venezuelano e mancherebbe solo la decisione finale a riguardo. E il bilancio delle operazioni contro i presunti trafficanti, in cui da metà settembre gli statunitensi hanno già colpito diversi obiettivi e stimato di 43 morti.
Così l’ultima uscita di Graham sulla “possibilità reale” di raid terrestri non può passare inosservata. Tanto più che gli attriti non si limitano al Venezuela: con la Colombia i botta e risposta si fanno inaspriscono, all’indomani delle sanzioni imposte dagli Usa contro il presidente Gustavo Petro, il figlio e la moglie, e il ministro degli Interni Armando Benedetti. Petro, che ha definito Trump “un mostro” dopo che il presidente americano lo aveva bollato come “narcotrafficante”, rischia ora di ritrovarsi i conti bancari bloccati dopo essere stato inserito nella lista nera Usa dei narcotrafficanti.
“Un affronto, un atto ostile”, ha tuonato ieri il ministero degli Esteri colombiano.
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