Il bilancio delle vittime del passaggio dell’uragano Melissa su Haiti è salito a oltre 20 morti. Lo riferisce il quotidiano locale Le Nouvelliste citando dichiarazioni del direttore della Protezione Civile, Emmanuel Pierre. “Il bilancio provvisorio è salito a 20 morti, 10 dispersi e ingenti danni materiali. Le ricerche continuano”, ha dichiarato Pierre. Le vittime, precisano le autorità, sono state provocate dall’inondazione causata dall’esondazione del fiume La Digue nella località di Petit Goave, nel Dipartimento dell’Ovest.
Dopo aver devastato la Giamaica l’uragano Melissa si è abbattuto nella mattinata di mercoledì anche su Cuba, Haiti e Repubblica Dominicana provocando ulteriori distruzioni e morti. L’uragano, sceso a categoria 3, punta adesso sulle Bahamas dove l’impatto è previsto entro oggi con raffiche di vento fino a 170 kmh.
In mattinata l’uragano Melissa ha toccato terra sulla costa meridionale della parte orientale di Cuba declassato a uragano di categoria tre, ha dichiarato il National Hurricane Center (NHC) degli Stati Uniti nel suo ultimo avviso. Melissa ha colpito l’isola con venti massimi sostenuti di 195 km/h, ha affermato il centro meteorologico con sede a Miami.
Da alcuni giorni la tempesta oscilla tra la categoria 3 e la categoria 5, la più alta della scala Saffir-Simpson. Cuba ha dichiarato lo “stato di allerta” in sei province orientali del Paese, mentre la Giamaica è stata definita “zona disastrata” dalle autorità.
   L’uragano Melissa, il peggiore del secolo – anche più della feroce Katrina abbattutasi sugli Stati Uniti nel 2005 – aveva toccato terra in Giamaica vicino a New Hope, nel sud-ovest dell’isola caraibica, accompagnato da un rombo spaventoso, venti a 300 chilometri orari, lampi e piogge torrenziali, dopo aver già ucciso quattro persone lungo il suo percorso.
Le strade della capitale, Kingston, si sono svuotate ore prima, mentre migliaia di persone si erano già allontanate dalla costa, perché il ciclone di categoria cinque (il massimo), è stato ampiamente preceduto dalla sua fama di “catastrofe e morte” promettendo l’impatto più duro mai registrato in 174 anni di raccolta dati nel Paese, dove vivono poco meno di tre milioni di persone. Le webcam hanno restituito fin dalle prime ore del mattino le immagini di una città spettrale, di alberi caduti, e di famiglie alle prese con sacchi di sabbia e tavole di compensato, indaffarate a costruire barriere per proteggere porte e finestre. 
 “Siamo preoccupati. Lo scorso anno l’uragano Beryl ha devastato la nostra comunità, ed era di categoria quattro. Non sappiamo come sarà questa volta. Abbiamo fatto del nostro meglio per prepararci, ma abbiamo paura”, ha confidato Rebecca Allen dalla meridionale Southfield, ai microfoni di Bbc News poche ore prima dell’arrivo di Melissa.
“E’ una settimana che le autorità ci aggiornano con i bollettini. Abbiamo messo il maggior numero possibile di turisti sugli arei, ma ne restano ancora una trentina in hotel” ha spiegato Shaquille Clarke, che lavora in un albergo sulla spiaggia di Negril, nella parte occidentale dell’isola caraibica, dove le onde hanno raggiunto i quattro metri di altezza. Nell’attesa di Melissa “abbiamo spiegato ai nostri ospiti che nessuno di noi ha mai affrontato un fenomeno di questa magnitudo e abbiamo lavorato tutti come un team per mitigare le vulnerabilità della struttura”. 
Secondo Colin Bogle, consulente dell’organizzazione umanitaria dei Mercy Corps, la maggior parte degli abitanti – vicino a Kingston – è rimasto nelle proprie abitazioni nonostante il governo abbia ordinato l’evacuazione delle comunità a rischio alluvione. “Molti non hanno mai vissuto nulla di simile prima d’ora e il sentimento di ansia e di incertezza sono spaventosi”, ha spiegato. “C’è una profonda paura di morire, di perdere i propri cari o la propria casa, di non avere più accesso ai mezzi di sussistenza, di restare feriti, di venire sfollati”. Stando alle stime di Necephor Mghendi, capo della delegazione regionale della Croce Rossa Internazionale per i Caraibi anglofoni e olandesi, almeno 1,5 milioni di persone si trova sulla traiettoria dell’uragano.
“L’intera popolazione potrebbe risentirne in un modo o nell’altro”. Michael Taylor, professore dell’università di Kingston è convinto che la portata estrema del ciclone sia frutto dei cambiamenti climatici, e del riscaldamento del pianeta. Un monito in più per il summit della Cop30 che si riunirà la prossima settimana in Brasile. Le agenzie delle Nazioni Unite e decine di organizzazioni no profit hanno predisposto scorte di cibo, medicine e altri beni di prima necessità in previsione della distribuzione subito dopo il passaggio della tempesta. E mentre anche le autorità cubane si preparano all’arrivo del ciclone con l’evacuazione di oltre 600mila persone, in Giamaica si aspetta, si prega, e c’è chi evoca le parole di una canzone di Bob Marley. “Noi, la gente – dice – possiamo far funzionare le cose”. “Che il mondo ricordi le parole di Bob Marley – esorta Francis – e aiuti i giamaicani a rimettersi in piedi, quando Melissa sarà passata”.
                          Uragano Melissa eguaglia il record della tempesta del 1935
                        
L’uragano Melissa ha eguagliato il record del 1935 per la tempesta più intensa mai abbattutasi sulla terraferma quando ieri ha colpito la Giamaica, secondo un’analisi dell’AFP dei dati meteorologici forniti dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti. L’uragano del Labor Day ha devastato le Florida Keys 90 anni fa con venti che hanno raggiunto i 300 km/h e una pressione atmosferica di 892 millibar, una combinazione record eguagliata da Melissa, secondo i dati.
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