Elogio a Franco, l’ultima provocazione di Juan Carlos – Notizie – Ansa.it

Elogio a Franco, l’ultima provocazione di Juan Carlos – Notizie – Ansa.it


Juan Carlos I di Borbone, re di Spagna dal 1975 al 2014, torna a far discutere con ‘Reconciliacion’, le sue memorie scritte ad Abu Dhabi insieme alla scrittrice Laurence Debray, Nel libro, in uscita il 5 novembre in Francia dall’editrice Stock (un mese prima che in Spagna), anticipato con interviste a Le Figaro e Point de Vue, l’ex sovrano 87enne si racconta con il peso dei suoi errori, l’amarezza di chi si sente dimenticato e parole destinate a suscitare polemiche.

“Se sono stato re lo devo a lui”, ammette parlando di Francisco Franco, il dittatore che lo designò come successore nella Transizione alla democrazia. “Nutrivo enorme rispetto per lui, apprezzavo la sua intelligenza e il suo senso politico. Non ho mai ammesso che nessuno lo criticasse in mia presenza”, scrive Juan Carlos. Arrivando a riconoscere che il ‘caudillo’ “Aveva una visione chiara dello Stato di Spagna e del suo avvenire”. Le rivelazioni arrivano mentre la Spagna si prepara a celebrare, il 22 novembre, i 50 anni della restaurazione della monarchia, commemorazione dalla quale l’ex capo dello Stato è stato escluso. “Ancora oggi devo adeguarmi ai desideri della Casa Reale e del Governo. Alla fine, la mia vita è stata dettata dalle esigenze della Spagna e del trono. Diedi libertà agli spagnoli instaurando la democrazia, ma non ho mai potuto goderne per me stesso”, si compiange il re emerito.

Il ricordo si fa ancora più personale quando rievoca il fallito golpe del 23 febbraio 1981, descritto nei dettagli, compreso il “tradimento” del generale Alfonso Armada, suo segretario personale, ritenuto cervello dell’operazione. “Non ci fu un golpe, ma tre colpi di Stato: quello di Tejero (il colonnello che fece irruzione e sequestrò il Parlamento, ndr.), quello di Armada e quello dei politici vicini al franchismo”, spiega Juan Carlos. “Armada fu per 17 anni al mio fianco. Gli volevo molto bene e mi tradì. Convinse i generali che parlava a mio nome”, racconta l’ex sovrano. E ricorda le ore drammatiche di quella notte, quando apparve in tv “con la giacca da generale, ma non i pantaloni, per andare più veloce” e fermare il putsch militare.

Tra i capitoli più oscuri anche i 100 milioni di dollari ricevuti dall’Arabia Saudita. “Un regalo che non seppi rifiutare. Un grave errore”, ammette. Lo scandalo, esploso nel 2020, spinse Felipe VI a rinunciare all’eredità paterna “per proteggere la Corona”. Fra mea culpa e confessioni, l’ex capo di Stato torna poi sul viaggio in Botswana del 2012 con l’amante Corinna zu Sayn-Wittgendtein, che segnò l’inizio della fine del suo regno. “Un viaggio lontano e costoso che può sembrare totalmente fuori luogo rispetto alla situazione del Paese”, ammette. “La relazione con Corinna ha avuto un impatto deleterio sul mio regno e sulla mia vita familiare”, riconosce l’ex monarca. “Ha oscurato la mia reputazione agli occhi degli spagnoli”. Nel 2014 l’abdicazione in favore di Felipe VI, che lo avrebbe poi allontanato: “Mi ha voltato le spalle per dovere, ma lo soffro come padre”, confessa Juan Carlos, lamentando di essere “l’unico spagnolo che non ha una pensione dopo quasi quarant’anni di servizio”, dopo il taglio dell’appannaggio reale.

Dopo le inchieste – poi archiviate anche grazie all’immunità – la scelta dell’autoesilio. Da Abu Dhabi – dove vive da 5 anni concedendosi un paio di puntante l’anno in Galizia per partecipare alle regate – Juan Carlos parla con affetto della moglie ‘Sofi’, la ex regina Sofia, “l’incarnazione della nobiltà d’animo”, rimasta alla Zarzuela. Ma lamenta “amaramente” che non sia mai andata a trovarlo. Con la regina Letizia, l’emerito riconosce invece “un disaccordo personale”. “La sua presenza non ha favorito la coesione delle relazioni familiari”, annota.
Mentre ritiene la nipote Leonor, “estremamente preparata” per la futura successione di una monarchia “fragile” perché “recente”. E ancora oggetto di attacchi. 
   

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