L’Ucraina si gioca la tenuta del Donetsk tra le rovine di Pokrovsk, dove sono in corso “feroci battaglie” per stessa ammissione dell’esercito di Kiev, che prova a tenere testa all’avanzata russa continuando a inviare altre forze speciali sul fronte della città. Le nuove unità “si sono aggiunte alle forze speciali del Gur che hanno occupato le linee designate, hanno sfondato il corridoio terrestre e sono state raggiunte da altre forze speciali”, ha affermato l’intelligence militare ucraina. Mentre Volodymyr Zelensky in persona ha raggiunto le truppe impegnate nei combattimenti visitando il posto di comando del primo Corpo della Guardia d’Azov, che guida la difesa nell’area di Dobropillia, a nord di Pokrovsk. “Prestate servizio in un settore così importante”, ha detto il presidente ucraino rivolgendosi ai soldati. “Questo è il nostro Stato, questo è il nostro Est”
Al fronte, Zelensky ha incontrato il comandante del Corpo d’Azov, Denys Prokopenko, una figura quasi leggendaria in Ucraina: il colonnello è stato infatti tra i comandanti che hanno difeso l’acciaieria Azovstal, simbolo della resistenza ucraina nella città assediata di Mariupol nel 2022. Alle sue truppe, il leader di Kiev ha augurato “la vittoria sul nemico”.
Ma la situazione al fronte si fa sempre più lontana da un’ipotesi di vittoria per le truppe a difesa di Pokrovsk: nelle ultime 24 ore, il ministero della Difesa russo ha rivendicato che le sue truppe abbiano tolto ai soldati ucraini il controllo di 35 edifici a Pokrovsk. Le dichiarazioni di Mosca non sono confermabili in maniera indipendente. Ma gli analisti sono quasi tutti d’accordo sull’affermare che non promette bene per le forze in difesa. Sebbene infatti Kiev continui a smentire che le truppe russe abbiano accerchiato quelle ucraine, gli osservatori militari temono che l’area metropolitana di Pokrovsk-Myrnograd, che contava 100.000 abitanti prima dell’invasione, possa presto essere accerchiata e cadere sotto il controllo russo.
La caduta della roccaforte significherebbe fornire alle forze di Putin campo per avanzare verso Kramatorsk e Sloviansk, le due più grandi città ancora controllate dall’Ucraina nel Donetsk, e aprire ai russi il controllo totale del Donbass, obiettivo primario dell’attuale offensiva militare russa sul fronte. Non va meglio nel resto dell’Ucraina, dove i missili e droni russi continuano a colpire le città e le infrastrutture energetiche: nell’ultima giornata, diversi incendi sono scoppiati nella regione di Odessa a seguito di un massiccio attacco di Mosca.
In risposta, le truppe di Zelensky continuano a puntare a loro volta alle strutture critiche russe: dopo giorni di colpi alle raffinerie, droni ucraini hanno attaccato un’area industriale 1.500 chilometri entro il territorio russo e un’esplosione si è verificata nell’impianto petrolchimico di Sterlitamak, nella Repubblica della Baschiria. Negli ultimi mesi, Kiev ha intensificato i suoi attacchi alle infrastrutture russe causando un’impennata dei prezzi della benzina e costringendo alcune regioni a introdurre il razionamento del carburante. E che la situazione preoccupi il Cremlino emerge chiaramente dalla decisione di Putin firmare una legge che prevede la possibilità di chiamare i riservisti volontari delle forze armate per partecipare a “esercitazioni speciali per proteggere le strutture critiche”, comprese le raffinerie. Nello stesso giorno, lo zar ha anche firmato una legge che consente la coscrizione obbligatoria tutto l’anno, in precedenza possibile solo in periodi limitati in autunno e primavera. Tutti segnali che non fanno pensare a una soluzione del conflitto a breve termine, mentre resta lo stallo diplomatico e l’Ucraina si prepara all’ennesimo inverno di guerra.
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