I media indiani stanno diffondendo il nome e le foto dell’uomo sospettato di essere stato l’attentatore suicida che ieri sera a Delhi ha causato lo scoppio di un’auto, vicino al Forte Rosso, provocando la morte di 13 persone e ferendone almeno una ventina. L’uomo, Umar Un Nabi Mohammed, era un medico di origine kashmira. Secondo quanto reso noto da due ufficiali della Cellula Speciale della Polizia di Delhi, Mohammed era il proprietario della Hyundai i20 esplosa, ed era in contatto con i due medici kashmiri arrestati ieri poche ore prima dello scoppio, a Faridabad, una città satellite della capitale: i due arrestati erano in possesso di tre tonnellate di esplosivi. Gli inquirenti avanzano l’ipotesi che i tre medici avessero costituito una rete clandestina mascherando attività terroristiche dietro la facciata di una professione insospettabile. Sino ad ora le persone fermate dalla Polizia sono quattro: oltre ai due medici arrestati prima dello scoppio, gli agenti hanno fermato i due precedenti proprietari della vettura esplosa, per risalire attraverso loro all’ ultimo e attuale proprietario.
Dopo un’intera notte in cui si sono alternati dati incerti, la Polizia di Delhi ha confermato questa mattina alla stampa che i morti per l’esplosione dell’auto vicino alla stazione della metropolitana del Forte Rosso sono 13, tra questi cinque non sono ancora stati identificati. Nel frattempo, il ministro indiano degli Interni Amit Shah, che ieri notte aveva tenuto una conferenza stampa sul luogo dell’esplosione affermando che “sarebbe stata seguita ogni possibile pista”, sta presiedendo una riunione del Comitato speciale di sicurezza. Per ragioni di sicurezza, le visite al Forte Rosso sono state sospese per i prossimi tre giorni.
Torna la paura degli attacchi a New Delhi: un’auto è esplosa vicino alla stazione della metropolitana a poche centinaia di metri dal Forte Rosso, luogo simbolico della città e meta ogni giorno di migliaia di turisti.
A terra sono rimasti almeno 13 morti e 24 feriti mentre la città e tutta l’India si interrogano, temendo la ripresa di attentati come quelli che scossero il Paese nei primi anni 2000.
Il bilancio di quella che rischia essere una strage ancora più pesante, in serata era ancora provvisorio e le autorità indiane non hanno escluso nessuna pista, compresa quella terroristica vista la dinamica dell’episodio.
Il forte scoppio, ha riferito la polizia, è avvenuto poco prima delle 19 ore locali (erano le 14.30 in Italia), quando il veicolo, una Hyundai i20 su cui viaggiavano tre persone, si è fermata – prima di scoppiare – a un semaforo nei pressi della stazione metro più vicina all’antica fortezza, dalle mura di arenaria rossa, simbolo dell’indipendenza indiana e della sovranità nazionale dove ogni anno, il 15 agosto, il primo Ministro indiano innalza la bandiera nazionale e tiene un discorso alla nazione.
Le fiamme, dopo l’esplosione, hanno coinvolto altre auto trasformando la scena in “un inferno”, hanno riferito testimoni che si trovavano sul posto descrivendo la deflagrazione come “il rumore più forte mai sentito nella vita”. Gli inquirenti non escludono “nessuna ipotesi” sulle cause, ha dichiarato il ministro dell’Interno indiano, Amit Shah, e fonti di polizia citate dall’agenzia di stampa Ians indicano come plausibile la pista terroristica.
Nel frattempo, le autorità hanno elevato al massimo l’allerta in luoghi considerati critici della zona, ma anche in altri località simbolo del Paese, come il Taj Mahal, a oltre 200 chilometri dalla capitale.
“Condoglianze a coloro che hanno perso i loro cari nell’esplosione di Delhi. Che i feriti si riprendano al più presto”, ha postato su X il primo ministro indiano Narendra Modi annunciando che il caso era all’esame del suo governo.
L’esplosione è avvenuta davanti agli occhi di decine di persone, in un’ora considerata di punta per la brulicante capitale indiana. Vicino c’è anche il trafficatissimo centro commerciale della zona di Chandani Chowk. “Abbiamo visto pezzi di cadaveri sparsi sulla strada. Nessuno riusciva a capire cosa fosse successo, un inferno”, è una delle prime testimonianze riportate dai media indiani. Sui social si sono rincorsi video che mostravano veicoli travolti, vetri infranti e caos nelle strade.
Come detto da Shah, gli inquirenti puntano ad andare “in profondità” per chiarire l’accaduto. Uno degli aspetti analizzati è che, ore prima dello scoppio, la polizia aveva trovato circa tre tonnellate di esplosivi in due edifici di Faridabad, località alle porte di Delhi situata nello stato di Haryana, lo stesso che appare sulla targa della Hyundai i20 esplosa vicino al Forte rosso. E per ora hanno arrestato due persone, gli ex proprietari del veicolo esploso.
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