Agcom: stop ai siti porno per i minori, si parte dall’Italia – Notizie – Ansa.it

Agcom: stop ai siti porno per i minori, si parte dall’Italia – Notizie – Ansa.it


 Stop ai siti porno per i minori, Italia capofila. Entra pienamente in vigore la delibera dell’Autorità per le Comunicazioni che obbliga alla verifica dell’età, disposta dal decreto Caivano, per l’accesso ai siti e piattaforme a luci rosse basati in Italia. Quelli con sede all’estero – e quindi i big come Pornhub, YouPorn o Onlyfans – avranno ancora tre nesi di tempo per adeguarsi alle nuove norme (1° febbraio 2026) e per ora continueranno ad essere accessibili senza restrizioni.

L’Autorità ha stilato – e comunicato alla Commissione europea, anche perché la delibera risponde alle linee guida fissate nel Digital Service Act – la lista dei portali coinvolti (48 in totale) ai quali non sarà più possibile accedere liberamente o semplicemente confermando con un click di essere maggiorenne, ma solo attraverso l’uso di un’applicazione europea, in via di sperimentazione, o qualsiasi altro mezzo che dimostri in maniera terza e certificata la maggiore età dell’utente.

Il processo di verifica sarà articolato in due fasi distinte.
Prima occorrerà scaricare sul proprio smartphone l’applicazione che fornirà la prova della maggiore età, attraverso l’identificazione dell’utente. I portali vietati ai minori dovranno quindi prevedere l’accesso attraverso un Qr Code che potrà essere inquadrato con lo smartphone (o un numero), ottenendo così l’autorizzazione richiesta. A garantire la riservatezza, come richiesto anche dal Garante per la Privacy, sarà il cosiddetto meccanismo di “doppio anonimato”, che non consente ai fornitori di verifica dell’età di sapere per quale servizio viene emessa la prova dell’età e al sito finale di conoscere l’identità dell’utente. In proposito l’Agcom ricorda che non va trasferito alle piattaforme alcun dato personale (come carta d’identità, foto, o quant’altro). Parimenti il soggetto terzo certificatore non dovrà essere a conoscenza dell’uso che il cittadino intende fare della richiesta ‘prova dell’età'”.

In caso di inadempimento, l’Autorità può contestare la violazione, d’ufficio o su segnalazione, intervenendo, diffidandoli i gestori di siti e piattaforme ad adeguarsi entro venti giorni. Se non lo fanno, l’Agcom ha il potere di adottare ogni provvedimento utile per il blocco del sito o della piattaforma, che rimane attivo fino a quando il gestore non si uniformi alle prescrizioni dovute. Le sanzioni previste possono arrivare fino a 250mila euro.

Mariastella Gelmini, senatrice di Noi Moderati, plaude a “una misura fortemente voluta dal governo Meloni all’interno del decreto Caivano e resa finalmente operativa dall’Agcom. Un passo avanti significativo verso una maggiore tutela dei minori”. Di tutt’altro avviso Roberto Giachetti di Italia Viva, convinto che mettere dei divieti sui siti per adulti sia “l’ennesima torsione da Stato etico di un’Unione Europea sempre meno attenta ai veri problemi dei cittadini”.

In Europa, ma anche in altre parti del mondo, si sta da tempo tentando di limitare l’accesso ai siti con contenuti ritenuti inadatti ai minori. Lo scorso luglio nel Regno Unito è entrato in vigore il cosiddetto Online Safety Act, che impone ai siti di attuare controlli efficaci sull’età, attraverso il caricamento di un documento d’identità o anche il riconoscimento facciale. Dopo l’introduzione della norma, l’accesso ai portali porno è fortemente calato e l’uso di sistemi per eludere le restrizioni, come le Vpn, ha avuto un’impennata.

Anche la Francia ha provato, attraverso un’ordinanza dello scorso febbraio, ad obbligare le piattaforme a verificare l’età attraverso l’invio di una foto o di un documento d’identità. Aylo, casa madre di PornHub, YouPorn e RedTube, ha deciso quindi di oscurare i propri siti per protesta, fino a quando il tribunale amministrativo di Parigi ha sospeso l’ordine per incompatibilità del provvedimento con le norme Ue. Secondo Aylo, la verifica dell’età non spetta ai siti, ma ai produttori di dispositivi e software, come Apple, Google e Microsoft. I siti di Aylo sono stati bloccati anche in 17 stati americani sempre per assenza di verifica dell’età. Pornhub, inoltre, è finito nel mirino della Commissione europea, che ha aperto un’inchiesta proprio sul tema delle insufficienti misure per impedire l’accesso dei minori. 

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