Un’audizione lunga quasi un’ora in cui Jolanda Renga ha ripercorso i giorni scorsi, dal tentativo di ricatto all’odio online subìto, fino a ricordare l’importanza dell’educazione sessuo-affettiva a partire dalle scuole elementari.
La giovane è arrivata davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio accompagnata da sua mamma, la conduttrice Ambra Angiolini, che per tutto il tempo dell’audizione è rimasta seduta alla destra di sua figlia, ad ascoltare il suo racconto. “Il 10 ottobre ho ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto con un prefisso americano che diceva: ‘Pubblicherò a mezzanotte le foto che ho di te nuda e dì pure ad Ambra’, mia mamma, ‘che se non riceverò 10mila euro ti rovinerò la vita’. In quell’istante mi sono sentita senza difese, in imbarazzo di fronte alla parola ‘nuda'”.
Comincia con queste parole la testimonianza davanti ai parlamentari della giovane di 21 anni che ha raccontato di essersi sentita “vulnerabile” e colpita in quello che ha descritto come il punto più fragile, la sua “dignità”. “In quel momento ho avuto paura che anche se manipolate le foto sarebbero state pubblicate e io non avrei potuto farci niente”, ha raccontato ancora Jolanda spaventata dall’uso distorto dell’intelligenza artificiale, come avvenuto nei casi più recenti di foto di donne spogliate con l’Ai e pubblicate su siti sessisti. Secondo Renga “ci sono sempre due costanti che accompagnano la diffusione di queste immagini vere o manipolate: le migliaia di ricondivisioni sui social e sui gruppi, nel privato, e i giudizi terribili che scavano dentro di te come persona”. Quanto proprio alla reazione pubblica “non è quasi mai di empatia, anzi spesso è di scherno, di accusa e di violenza verbale”, ha poi precisato.
Non solo, infatti, il ricatto. Jolanda, nei giorni successivi alla denuncia pubblica, è stata costretta a subire anche l’odio della rete. Così, davanti alla Commissione, ha deciso di leggere alcuni dei commenti ricevuti dagli hater. “Se non avevi foto nuda, di che ti preoccupi?”, “I problemi sono altri”, per fare un esempio. E poi ancora: “Che dentoni, ma quanto è brutta”. Gli autori, “tutte persone adulte”, ha fatto sapere la giovane scrittrice prima di parlare degli altri adulti, di chi, al contrario, l’ha “salvata”. Un ruolo fondamentale per Jolanda lo ha ricoperto, infatti, la sua famiglia: suo papà, il cantante Francesco Renga, il primo a cui si è rivolta quel 10 ottobre prima di denunciare tutto alle forze dell’ordine, sua mamma, il fidanzato. Da qui, dunque, la decisione di denunciare anche pubblicamente, sui social e in tv, non per “cercare visibilità o compassione”, ma per aiutare “chi si sente solo”. Jolanda, nel rispondere alle domande dei membri della Commissione, ha poi sottolineato anche il compito della scuola, fondamentale per educare all’affettività. La speranza della giovane è che anche gli studenti di oggi, così come è avvenuto con lei negli anni scorsi, “possano avere l’opportunità di confrontarsi con degli adulti formati e specializzati”, sin da quando si è piccoli.
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