Ottant’anni dal processo di Norimberga, iniziato il 20 novembre 1945. Alla sbarra i principali capi della Germania nazista, tra i quali Herman Goering e Martin Bormann, accusati tra l’altro di crimini contro la pace, crimini di guerra e contro l’umanità in un procedimento che è considerato una pietra miliare del diritto internazionale. Per la prima volta nella storia, alcuni individui devono rispondere in tribunale di atti commessi in nome dello Stato.
Norimberga avvierà una serie di iniziative per ricordare quei giorni. La celebre Saal 600 dove ebbe luogo il processo sarà aperta al pubblico e ospiterà diversi dibattiti. La scelta della città in Baviera non fu casuale, dato che era stata la città nella quale il Partito nazionalsocialista tenne i suoi raduni e i suoi congressi. La Germania era occupata da quattro eserciti e non esisteva praticamente più, i processi, oltre quello principale contro i capi nazisti ci furono diversi altri procedimenti secondari, chiarirono anche il rapporto profondo tra la popolazione e il regime nazionalsocialista.
Tra i giornalisti inviati al processo c’era anche un giovane Willy Brandt, incaricato dalla stampa norvegese, che era tornato in patria dopo essere stato costretto a lasciarla quando Hitler aveva preso il potere. Nel 1969 sarebbe divenuto cancelliere federale.
I principi espressi dal processo di Norimberga “fanno ormai parte della nostra vita quotidiana. L’idea di crimini contro l’umanità, di crimini di guerra, di genocidio, il crimine di aggressione, sono tutti concetti che sono stati creati qui, stabiliti attraverso un tribunale” è quanto ha affermato Gurgen Petrossian dell’Internationale Akademie Nuernberger Prinzipien (Ianp) nel corso di una conferenza stampa con la stampa estera per presentare le celebrazioni per gli ottant’anni del processo di Norimberga.
Nina Lutz, direttrice del Memoriums Nuernberger Prozesse, ha sottolineato come siano circa 160.000 le persone che ogni anno visitano la mostra e il centro. “Vogliamo quindi avvicinare i nostri visitatori alla complessità del diritto penale internazionale e chiarire loro dove questo può essere applicato.
Forse noi, come società o anche come individui, possiamo rivendicarlo ancora di più” ha affermato Lutz. E dunque il progetto per il futuro è proprio quello di “allargare” lo sguardo da Norimberga, analizzando quello che è stato il risultato di questo processo e quello che può ancora essere raggiunto.
Lutz ha anche ricordato come i processi successivi a quello principale abbiano ricevuto meno attenzione, anche perché si “è arrivati a questa divisione tra Ovest e Est, e con la Guerra Fredda anche gli Alleati non erano più molto interessati a perseguire all’infinito i nazisti, ma volevano riabilitare la vecchia élite al potere, con cui dovevano continuare a lavorare”. Aggiungendo come il processo “per molto tempo è stato definito come giustizia dei vincitori. Oggi, naturalmente, tutto questo è completamente superato. Si è riconosciuta l’importanza di Norimberga anche come base per l’elaborazione dei crimini nazisti”.
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