Il ministero dell’Economia ha avuto un ruolo nella scalata di Mps a Mediobanca. È quanto emerge dal decreto di perquisizione e sequestro, eseguito giovedì dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, firmato dai pm di Milano Giovanni Polizzi e Luca Gaglio che, con il procuratore aggiunto Roberto Pellicano, coordinano l’inchiesta sul risiko bancario. Aggiotaggio e ostacolo alle autorità di vigilanza – Consob, Bce e Ivass – sono i reati contestati agli indagati: l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, il presidente di Luxottica e di Delfin Francesco Milleri e l’ad di Monte dei Paschi di Siena Luigi Lovaglio.
L’ipotesi dell’accusa è che abbiano “occultato al mercato” un presunto concerto “omettendo comunicazioni dovute” a chi è deputato ai controlli. Iscritti anche il Gruppo Caltagirone e Delfin, la holding di Luxottica per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Al centro della vicenda giudiziaria c’è la cosiddetta procedura di Abb, Accelerated Book Building – i collocamenti di titoli accelerati che si rivolgono principalmente agli investitori istituzionali – con cui il Mef nel novembre 2024 ha ceduto in pochi minuti il 15% delle azioni Mps, pacchetto rilevato da Delfin, dal Gruppo Caltagirone, da Banco Bpm e da Anima. Una mossa strategica per raggiungere un altro obiettivo, sempre secondo l’accusa e le intercettazioni agli atti del fascicolo, ovvero il controllo di Generali, tra i principali colossi assicurativi del mondo. “Non è spiegabile, se non nel senso di voler pilotare l’attività di dismissione, l’affidamento del ruolo di bookrunner unico a Banca Akros, intermediario con una sola esperienza di Abb alle spalle, peraltro di entità notevolmente inferiore a quella in esame, laddove i precedenti Abb del Mef erano stati affidati a un pool di banche internazionali”, scrivono nell’atto di perquisizione i pm di Milano, secondo cui Banca Akros sarebbe stata sponsorizzata dal Tesoro, pur non avendo i requisiti necessari per una simile operazione. Che, a detta degli inquirenti e degli investigatori, “si è svolta in patente violazione” delle norme sull’avvio del processo di dismissione della partecipazione del Mef in Montepaschi, e delle “regole di trasparenza raccomandate”.
Per esempio, “non è stata competitiva, perché nei fatti non è stato dato modo ad eventuali altri offerenti (ad esempio Unicredit) di conoscere dimensioni e prezzo della cessione”, permettendo altre “offerte migliorative”, ed è stata eseguita in modo da precludere la partecipazione di altri investitori. “Chiamammo Akros per Mps ma dissero di aver già chiuso”, è quanto dichiarato al riguardo dall’ad di Unicredit Andrea Orcel sentito come testimone. Il suo verbale è tra quelli raccolti dai pubblici ministeri ed è riportato, in parte, nel provvedimento di perquisizione. Inoltre, il gruppo Caltagirone, Delfin, Anima e Bpm erano stati contattati dal Mef già ad ottobre 2024 per partecipare al collocamento della quota del 15% di Mps, avvenuto a novembre 2024, nonostante il direttore generale del Tesoro Francesco Soro, con la Consob, avesse “negato contatti o interlocuzioni con gli investitori” che hanno partecipato all’Abb gestito da Banca Akros.
In questo quadro, si inseriscono le conversazioni tra gli indagati intercettati nel mesi scorsi. Con Lovaglio che dice a Caltagirone “Generali è strategica fin dall’inizio” e il banchiere che gli rivela, a proposito del voto contrario del fondo statunitense Blackrock all’offerta pubblica di acquisto di Mps su Mediobanca, l’intervento del ministro Giorgetti. “Qualcuno ci ha fatto il bidone, perché Blackrock è un 2% […] Esatto, perché io ho scritto al Ceo, e so che il ministro ha scritto un sms perché io gli ho detto ‘Oh, guarda che non ha votato!”. Per i pm, il Mef avrebbe anche imposto o quantomeno richiesto le dimissioni di tre consiglieri indipendenti, consentendo a Caltagirone e Delfin “di entrare nella ‘cabina di regia’ della banca senese”. E avrebbe “disapprovato la mossa difensiva di Mediobanca”, ovvero la proposta di uno scambio della sua quota in Generali in azioni Banca Generali, una reazione “rispetto all’ops ostile di Bmps”.
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