Da Varsavia lo hanno invitato a “trasferirsi su Marte”. Lui, dall’altra sponda dell’Atlantico, ha replicato prima smantellando lo spazio pubblicitario utilizzato dalla Commissione europea su X. Poi spingendosi ad accostare l’Europa al Quarto Reich.
Archiviata da tempo la faida con il suo acerrimo nemico Thierry Breton – l’ex commissario Ue francese con cui ha incrociato colpi per mesi – Elon Musk ha colto la multa da 120 milioni di euro inflitta da Bruxelles per riaprire uno scontro mai sopito: quello sulla libertà d’espressione, la regolamentazione del ‘far west del digitale’ e l’applicazione delle norme gemelle Ue del Digital services act (Dsa) e Digital markets act (Dma). Già alle prese con i precetti della nuova dottrina di sicurezza nazionale Usa firmata Donald Trump, l’Ue aveva da poco incassato l’ennesima stoccata di Musk: “L’Ue va abolita”.
Poi è arrivato l’attacco diretto, con l’annuncio del responsabile della strategia di X, Nikita Bier, della rimozione dello spazio pubblicitario utilizzato dalla Commissione, accusata di aver “sfruttato un exploit” – una falla tecnica – per pubblicare un link camuffato da video e “gonfiarne artificialmente la portata”. La replica è giunta con toni istituzionali ma fermi, per voce di un portavoce della squadra di Ursula von der Leyen, rivendicando l’uso “in buona fede” delle piattaforme social e l’impiego esclusivo degli strumenti messi a disposizione dai servizi stessi, incluso il Post Composer di X, finito al centro della contesa. Con un avvertimento implicito: quegli strumenti devono restare “in linea con i termini delle piattaforme e con le norme Ue”.
Bruxelles ha poi ricordato un elemento non secondario: da ottobre 2023 ha sospeso ogni forma di pubblicità e servizio a pagamento su X, una decisione che “resta pienamente valida”. Senza contare, nelle sottolineature di alcune fonti Ue, che il Composer è inattivo da oltre un mese, dunque non esiste alcun legame con la multa inflitta a X venerdì scorso nell’ambito del Dsa per mancanza di trasparenza. La tempistica della vendetta di Musk – spalleggiata dagli attacchi di JD Vance e Marco Rubio alla decisione Ue – parla tuttavia da sé. Da due giorni il magnate rilancia quasi ogni critica contro Bruxelles, soffiando sul fuoco della polemica. Fino a pubblicare un laconico “praticamente” postato sotto un post che definiva l’Unione ‘Quarto Reich’, accompagnato da un fotomontaggio con una svastica sotto la bandiera europea. Proprio quel vessillo blu a dodici stelle è tuttavia diventato anche il simbolo del controcanto europeista esploso su X: cittadini, diplomatici e funzionari hanno adottato lo slogan ‘This is my flag’ a difesa di unità, pace, democrazia e stato di diritto.
Tra i primi a unirsi, lo storico consigliere dell’Eliseo – da Mitterrand a Macron – Jacques Attali e la presidente della Bei, la spagnola Nadia Calvino. A fare eco è arrivato anche il diplomatico tedesco Sebastian Fischer, rilanciando il celebre murale ‘The future is Europe’, che per anni ha svettato a pochi passi dal Berlaymont. Dove adesso riaffiora una riflessione già nota: quanto sia opportuno continuare ad affidare a X una parte così rilevante della comunicazione Ue. Breton, dopo l’ennesimo scontro con Musk, già nel 2023 sperimentò un’alternativa approdando su Bluesky. Dall’attuale responsabile del digitale Ue, Henna Virkkunen, per ora non filtrano possibili cambi di rotta.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
