Stretta sui rimpatri e via libera agli hub, svolta nell’Ue – Notizie – Ansa.it

Stretta sui rimpatri e via libera agli hub, svolta nell’Ue – Notizie – Ansa.it


L’Europa continua la sua stretta sulla migrazione. Al Consiglio Affari Interni, infatti, i 27 hanno dato luce verde a tre tessere chiave del mosaico legislativo che va a complementare il Patto, ovvero la grande riforma approvata nel 2024, finalmente in vigore dal prossimo giugno. Si tratta delle norme sui rimpatri, sul concetto di Paesi terzi sicuri e sulla lista Ue dei Paese di origine sicuri. Un giro di vite che, tra le varie cose, permetterà giuridicamente di realizzare i ‘return hub’ all’estero, purché si rispecchino certi criteri di sicurezza per i migranti.

 

Via libera quindi al modello Albania. Che ora potrà evolvere, appunto, anche in centro di rimpatrio e non solo di registrazione, con grande “soddisfazione” da parte del ministro Matteo Piantedosi. “È un’intesa a cui diamo molto valore, l’Italia ha giocato un ruolo importante”, ha sottolineato il titolare del Viminale. A completare il triplete – dato per incerto sino alla vigilia del Consiglio – c’è pure l’accordo sul fondo di solidarietà per il 2026 proposto dalla Commissione, come previsto dal Patto sulla migrazione. Dato, però, che entrerà appunto in vigore a metà anno, si sono rese necessarie negoziazioni ulteriori e per certi versi “creative” tra i 27. E quindi. La quota fissata è di 21mila (laddove dovrebbe essere di almeno 30mila, a regime). L’Italia, sulla base del rapporto stilato dall’esecutivo Ue, è tra i 4 Paesi che deve ricevere solidarietà (obbligatoria) dagli altri Stati membri. Le capitali, però, potranno scegliere se ricollocare fisicamente una quota di migranti oppure contribuire con finanziamenti o misure alternative. L’interesse maggiore, a quanto si apprende, è proprio nelle contribuzioni in denaro, così da non dover accogliere nuovi migranti, benché, a sorpresa, un certo numero di Paesi si è detto disposto ad accettare i ricollocamenti.

 

Lo schema finale si capirà solo con l’entrata in vigore in Gazzetta Ufficiale. L’altro elemento chiave è il cosiddetto offset (o scorporo). In pratica i Paesi di destinazione potranno chiedere ai Paesi di primo approdo (come l’Italia) lo scorporo dei migranti presenti sul loro territorio – nel quadro del trattato di Dublino – dalla solidarietà obbligatoria. La data chiave è giugno 2024, il mese in cui fu approvato il Patto. L’Italia, però, ha stilato un’intesa con Germania e Francia secondo cui i migranti saranno scontati sino a giugno 2026 ma, in cambio, non sarà fornita solidarietà ‘fresca’. Si tratta appunto di quelle misure alternative previste in questa fase di assestamento: l’obiettivo è di ripartire in qualche modo da zero trovando un equilibrio fra responsabilità e solidarietà, con i Paesi di approdo (come l’Italia) chiamati a registrare senza furbizie gli arrivi, pena il cartellino rosso da parte della Commissione e l’addio agli aiuti.

 

Al netto di tutto ciò, le novità più rilevanti stanno senz’altro nei tre regolamenti approvati dal Consiglio Ue, che ora dovranno essere negoziati col Parlamento per poter entrare in vigore. Il concetto di Paese terzo sicuro, ad esempio, consente agli Stati membri di respingere una domanda di asilo in quanto irricevibile (cioè senza esaminarne il merito) quando i richiedenti avrebbero potuto ottenere la protezione internazionale in un Paese terzo considerato sicuro per loro — i requisiti sono stati fortemente annacquati e non è prevista più nemmeno la necessità di un legame con il Paese terzo. Insomma, può bastare il transito, espressamente citato come criterio sufficiente. Il Consiglio ha poi convenuto che i seguenti Paesi dovrebbero essere designati come di origine sicuri: Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. Nonché i Paesi candidati all’adesione all’Ue. “Siamo a un punto di svolta”, ha non a caso commentato il commissario all’Interno Magnus Brunner.

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