A Rio 64 morti nell’operazione anti narcos più letale di sempre – America Latina – Ansa.it

A Rio 64 morti nell’operazione anti narcos più letale di sempre – America Latina – Ansa.it


“Rio de Janeiro in stato di guerra”: così titolano i principali media brasiliani dopo la maxioperazione lanciata dal governatore Cláudio Castro, del Partito Liberale di Bolsonaro, contro il Comando Vermelho, la principale fazione criminale della città. L’intervento è risultato il più letale nella storia dello Stato: 64 i morti finora accertati, tra cui quattro agenti, e oltre 2.500 uomini dispiegati nei complessi di Alemão e Penha, dove vivono 280 mila persone in decine di favelas. I narcos hanno reagito con droni carichi di granate, fucili d’assalto capaci di abbattere elicotteri e autobus sequestrati per bloccare le vie di accesso, mentre circolavano messaggi su WhatsApp che costringevano la popolazione a partecipare ai blocchi. Raffiche di oltre 200 colpi al minuto hanno trasformato alcune zone di Rio in un autentico campo di battaglia mentre il principale ricercato, Edgar Alves Andrade, detto Doca da Penha, leader del Comando Vermelho, continua a essere latitante anche se contro di lui pendono venti mandati di cattura per più di cento omicidi. “È un’operazione dello Stato contro i narcoterroristi”, ha dichiarato Castro, chiedendo il sostegno del governo federale e denunciando l’isolamento di Rio. Nelle prossime ore i ministri della Casa Civil, Rui Costa, e della Giustizia e Sicurezza, Ricardo Lewandowski, arriveranno in città per incontrare il governatore, dopo una riunione d’emergenza al Palazzo del Planalto convocata dal presidente facente funzione Geraldo Alckmin — Lula è in rientro dalla Malesia — che ha accolto la richiesta di aiuto di Costa. Per ora, tuttavia, l’unica certezza è che Rio de Janeiro oggi è rimasta paralizzata, con scuole e università chiuse, voli sospesi all’aeroporto Galeão, trasporti pubblici nel caos e migliaia di lavoratori costretti a tornare a casa a piedi.

 Sessantaquattro morti durante ore di scontri a fuoco, autobus incendiati usati come barricate e guerriglia nelle strade della città. Un’operazione della polizia contro i trafficanti del Comando Vermelho nelle favelas dei complessi di Alemão e Penha ha trasformato Rio de Janeiro in un vero e proprio campo di battaglia, segnando una delle giornate più violente della sua storia recente. Dopo aver subito l’attacco con perdite senza precedenti statistici e almeno 81 arresti, i criminali della più potente organizzazione criminale carioca, hanno scatenato il caos in tutta la città promuovendo rappresaglie con blocchi stradali improvvisati dalla zona nord al centro storico, usando soprattutto autobus dati alle fiamme per impedire la circolazione. 
 La guerriglia è portata avanti dalle migliaia di affiliati al gruppo che controllano la gran parte delle favelas dalla zona nord, al centro e fino alla turistica zona sud. In alcune aree i criminali hanno imposto ai negozianti di abbassare le saracinesche e sospendere le attività. La preoccupazione cresce in vista delle prossime ore quando l’oscurità potrebbe favorire ulteriori azioni criminali.
 Le autorità municipali hanno elevato lo stato di attenzione al livello 2 a causa del caos nella viabilità e dei rischi di sicurezza per la popolazione in transito. Il sindaco Eduardo Paes ha detto che Rio “non può e non sarà ostaggio di criminali che vogliono seminare la paura per le strade”.


La situazione più critica resta quella intorno all’area delle operazioni. Il blitz che da questa mattina impegna oltre 2.500 agenti – quattro delle vittime sono poliziotti – è infatti ancora in corso e continuerà a tempo indeterminato. Per questo, il numero di vittime è destinato probabilmente a salire ulteriormente. L’operazione è già quella con la maggiore letalità della storia dello stato. Il governatore dello Stato, Claudio Castro, ha dichiarato che l’operazione “ha ben poco a che vedere con la sicurezza pubblica” parlando apertamente di “guerra”. Per questo, ha lamentato la mancanza di sostegno da parte del ministero della Difesa.
 L’azione ha come obiettivo principale la cattura di circa cento trafficanti legati al Comando Vermalho, impegnato da tempo in una preoccupante strategia di espansione nelle favelas dominate da gruppi rivali e in altri stati del Paese. Per difendere il proprio territorio, i trafficanti hanno reagito sin dall’inizio usando tutto il potere di fuoco a disposizione. Oltre alle armi, i criminali hanno lanciato ordigni esplosivi anche attraverso l’uso di droni. Secondo l’ultimo aggiornamento, sono stati sequestrati 75 fucili d’assalto e due pistole. 
 Nella zona interessata dall’operazione vivono circa 280 mila persone, costrette a convivere con le conseguenze del conflitto. Secondo le autorità municipali 45 scuole sono state chiuse, mentre tutti gli ambulatori e i centri sanitari hanno sospeso le attività.

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