L’onda d’urto dell’inchiesta di Report sul Garante per la Privacy, tra ombre su conflitti di interesse, opacità di gestione e contiguità con la politica, apre un nuovo fronte di scontro tra maggioranza e opposizione.
Pd, Cinque Stelle e Avs chiedono l’azzeramento totale del collegio: “Penso che non ci sia alternativa alle dimissioni dell’intero consiglio”, avverte la segretaria dem Elly Schlein, parlando di “quadro grave e desolante sulle modalità di gestione”, “che rende necessario un segnale forte di discontinuità”. Replica la premier Giorgia Meloni: “Non abbiamo competenza sulla possibilità di azzerare l’autorità. È una decisione che casomai spetta al collegio”. Poi precisa: “Questo Garante è stato eletto durante il governo giallorosso, quota Pd e 5s e ha un presidente in quota Pd, dire che sia pressato da un governo di centrodestra mi pare ridicolo. Se Pd e 5s non si fidano di chi hanno messo all’Autorità, non se la possono prendere con me, forse potevano scegliere meglio”. Ma in serata Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fdi, dopo aver ribadito che “all’epoca delle nomine, Fratelli d’Italia rappresentasse appena il 4% dei parlamentari e che le scelte fossero interamente nelle mani di PD e M5S”, aggiunge: ”Delle due l’una: o i dirigenti di PD e M5S sono stati talmente sprovveduti da nominare un’Autorità che oggi definiscono vicina a FDI, oppure sono così confusi da lasciarsi dettare la linea da Report e dal suo conduttore, Ranucci. In ogni caso, la coerenza di Fratelli d’Italia resta la stessa di sempre: favorevoli, con grande slancio e giubilo, allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra”.
Quelle di Meloni sono parole figlie di “ipocrisia”, attacca in Aula alla Camera il leader M5s Giuseppe Conte: “C’era competenza quando” da leader di FdI “si scambiava i messaggini con Ghiglia”, aggiunge, riferendosi allo scambio in tema green pass ai tempi del Covid. A Meloni risponde anche Sigfrido Ranucci: nel collegio del Garante “ci sono anche uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia, anzi l’unico organico a FdI è proprio Ghiglia mi pare, ex Fronte della Gioventù, candidato dal 2013 al 2019”. Detto questo, la frase della premier “è corretta dal punto di vista istituzionale, spetta a loro dimettersi”.
“Abbiamo documentato fatti non smentibili – aggiunge il conduttore di Report – e cioè come l’Autorità sia diventata nel tempo una sorta di tribunale politico dove i garanti decidono in base alle sensibilità politiche, ai conflitti di interessi, ai giochi clientelari”. Il passo indietro? “Dopo quello che è emerso è difficile che possano continuare a prendere decisioni diverse dalla logica con cui le hanno prese in questi giorni”, è la convinzione di Ranucci, per il quale in ogni caso le dimissioni sarebbero “una grande sconfitta”, la conferma di un’anomalia che “limita seriamente la libertà di stampa”.
Dagli uffici del Garante di Piazza Venezia a Roma – dove da giorni si respira un clima di tensione e di caccia alle streghe – parla Guido Scorza, che prima evoca l’ipotesi del passo indietro, pur spiegando che “la scelta, per ora, è stata quella di restare”, poi si dice “certo” che il collegio arriverà a fine mandato. Più netta la posizione di Ghiglia, che non vede “nessun motivo” per dimettersi: “La politica che lo chiede deve mettersi d’accordo con se stessa, o questo è un Garante indipendente, e quindi non dipende dalla politica, o è dipendente, e quindi dipende dalla politica. Non si può andare a giorni alterni, la politica o c’è o non c’è. Visto che siamo indipendenti, non teniamo conto delle suggestioni della politica”.
Lo scontro sull’indipendenza dell’Authority rimbalza a Montecitorio, dove si discute la mozione unitaria delle opposizioni sulla libertà di stampa per impegnare il governo ad adottare iniziative come la direttiva Ue contro le querele temerarie. “Riporteremo in Parlamento la nostra proposta di legge sul conflitto di interesse, per estirpare la malapianta di una politica opaca e clientelare”, annuncia Conte, puntando il dito contro “l’insofferenza di governo e maggioranza verso l’autonomia di giornalisti e giudici”, ormai “cronica”. Plaude Schlein: “Concordo pienamente e siamo pronti a supportare” la proposta, assicura. “È necessario regolare i conflitti di interesse in questo paese anche alla luce dei gravi fatti emersi sul Garante della Privacy”.
Sul fronte opposto, il presidente FdI della commissione Cultura Federico Mollicone annuncia “una mozione di maggioranza a tutela del buon giornalismo, della qualità dell’informazione, della vera imparzialità e del vero pluralismo”, attaccando il “giornalismo militante e a tesi di Report”, che a suo giudizio “viola le comunicazioni di un parlamentare che sono tutelate dalla Costituzione”. “Un linguaggio violento e un atteggiamento che la dicono lunga sull’idea che il governo ha del ruolo della stampa libera”, replica il Pd nelle parole di Ouidad Bakkali.
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