Tempeste di neve e una valanga sulle vette himalayane del Nepal hanno ucciso 9 persone, tra cui 5 alpinisti italiani. Lo riferiscono le autorità. I decessi si sono verificati in due incidenti separati avvenuti da venerdì.
Lunedì, una valanga ha colpito un gruppo di 12 persone al campo base del picco Yalung Ri, a 5.630 metri, nel Nepal centrale. Sette persone sono morte nel disastro, tra cui tre italiani, due nepalesi, un tedesco e un alpinista francese, ha riferito all’Afp Phurba Tenjing Sherpa, dell’organizzatore della spedizione Dreamers Destination. Lo sherpa ha affermato di aver “visto tutti e sette i corpi”. Il resto del gruppo è stato tratto in salvo e trasportato in elicottero nella capitale Kathmandu martedì mattina, ha affermato l’alto ufficiale di polizia Gyan Kumar Mahato, del distretto di Dolakha. Tra i soccorsi figurano due alpinisti francesi e due nepalesi.
In un precedente incidente nel Nepal occidentale, due alpinisti italiani sono morti mentre tentavano di scalare il monte Panbari, alto 6.887 metri. I due uomini erano rimasti senza contatti da venerdì. Il ministero degli Esteri italiano li ha identificati oggi come Alessandro Caputo e Stefano Farronato.
Sono morti Alessandro Caputo e Stefano Farronato, i due alpinisti italiani dispersi in Nepal: “Il loro decesso è stato confermato questa mattina dalle autorità locali”, scrive la Farnesina in una nota. Da venerdì 31 ottobre si erano persi i contatti, mentre erano impegnati nella scalata del picco Panbari” scrive ancora il ministero degli Esteri. “I connazionali erano stati sorpresi da forti nevicate al Campo 1 (5.000 m). “Altri connazionali risultano dispersi e le ricerche sono in corso”.
“Il Consolato Generale a Calcutta, anche per il tramite del Consolato Generale Onorario a Kathmandu, e in stretto raccordo con la Farnesina – fa sapere ancora la Farnesina – sta seguendo direttamente l’evoluzione della situazione in contatto con le autorità locali e con i familiari dei connazionali”.
Sarebbero almeno cinque-sei gli italiani ancora dispersi sulle montagne del Nepal. E’ quanto si apprende da fonti che seguono la vicenda. Questa mattina la Farnesina ha confermato la morte di due alpinisti sul picco Panbari, Stefano Farronato e Alessandro Caputo. Del decesso di un terzo connazionale al campo base di Yalung Ri, a 200 chilometri dal Panbari, anticipato ieri da alcuni media nepalesi, non si ha invece ancora conferma ufficiale.
Ieri uno scalatore italiano sarebbe morto. La scorsa settimana il ciclone Montha, che si è formato nel Golfo del Bengala, ha portato sul Nepal forti piogge e nevicate. E gli incidenti in quota si sono moltiplicati. Quello di ieri è avvenuto al campo base dello Yalung Ri, una montagna di 5.630 metri nella valle del Rolwaling nel distretto di Dolakha. Secondo la polizia locale, contattata dal ‘Kathmandu Post’, un gruppo di alpinisti nepalesi e stranieri è stato travolto da una valanga mentre si preparava a dare la scalata al Dolma Khang, un picco di oltre 6.300 metri molto amato dagli escursionisti che offre tra l’altro una vista mozzafiato sull’Everest. In sette hanno perso la vita.
“I soccorsi non sono stati effettuati in tempo, con conseguenti gravi perdite di vite umane – ha affermato un sopravvissuto – Abbiamo gridato e implorato aiuto, ma nessuno è riuscito a raggiungerci. Ci avevano detto che un elicottero sarebbe arrivato dopo quattro ore, ma a quel punto molti dei nostri amici se n’erano andati”.
Stefano Farronato, tecnico forestale di Bassano del Grappa, e Alessandro Caputo, maestro di sci a St.Moritz, non davano notizie da venerdì, da quando cioè una forte nevicata li ha isolati a oltre 5.000 metri nel Campo 1 del monte Panbari. Il Panbari è un colosso da 6.887 metri – quasi 7.000, da cui il nome della spedizione, ‘Panbari Q7’ – e non fa parte dei tradizionali percorsi escursionistici. La vetta era stata conquistata solo nel 2006, e secondo il Cai si tratta di una montagna “remota e poco frequentata, tra i distretti di Gorkha e Manang, in una regione isolata dove le comunicazioni sono difficili e i soccorsi devono affrontare dislivelli notevoli e condizioni ambientali severe”.
La spedizione era partita lo scorso 7 ottobre, e ne faceva parte anche un terzo alpinista, Valter Perlino, di Pinerolo. Perlino è salvo per miracolo: un malore lo aveva trattenuto al campo base, e aveva rinunciato alla scalata in vetta. E’ stato lui a dare l’allarme per i due compagni dispersi, prima di essere soccorso da un elicottero. Perlino, professione veterinario e capo spedizione, è uno scalatore più che esperto: tra le sue ‘conquiste’ anche l’Everest in solitaria. Caputo è del 1997, lavora sulle nevi di St.Moritz e i suoi social raccontano anche di esperienze sulle Ande. Anche Farronato sa il fatto suo: 18 spedizioni in alta montagna, ma anche un raid tra i ghiacci dell’Islanda e la traversata dell’Alaska in mountain bike.
I tre avevano affidato a un profilo Instagram il loro diario di viaggio: “Tutto bene – si legge nell’ultimo post di una settimana fa – Oggi arrivati a 6.000 e poi discesa al Base Camp per 2-3 giorni di riposo. Un percorso duro, solitario e affascinante, dove ogni metro guadagnato è frutto di forza, esperienza e rispetto per la montagna. Il Panbari si fa sentire, ma il team risponde con determinazione e spirito di squadra”.
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