“Per quanto attiene a quell’episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella” . Lo ha detto il sindaco di Bari, Antonio Decaro, in riferimento alle parole dette ieri dal governatore pugliese che aveva raccontato di averlo accompagnato a casa della sorella del boss Capriati.
Decaro ricostruisce il contesto in cui si svolse la vicenda che risale a quando Emiliano era sindaco di Bari e lui era assessore al Traffico. “Su queste cose bisogna essere assolutamente precisi – afferma – Innanzitutto è bene ricordare il contesto. C’era un magistrato antimafia appena eletto sindaco in un quartiere, come quello di Bari Vecchia, abituato da sempre al parcheggio selvaggio nella totale illegalità. Immaginatevi quali potessero essere le reazioni davanti a un giovane assessore che si permetteva di entrare nel quartiere per rivoluzionare completamente le consuetudini, a partire dalla mobilità, pedonalizzando buona parte delle strade e installando le telecamere sui varchi di accesso”. “Per quanto attiene a quell’episodio in particolare, di quasi venti anni fa – aggiunge – Emiliano non ricorda bene. È certamente vero che lui mi diede tutto il suo sostegno, davanti alle proteste di buona parte del quartiere, quando iniziammo a chiudere Bari Vecchia alle auto, ma non sono mai andato in nessuna casa di nessuna sorella”. “Dopo qualche diverbio con alcuni residenti – aggiunge – un giorno, mentre entravamo nella Cattedrale, incontrammo alcuni ragazzi in piazza, anche loro parecchio “scettici” sulle nuove regole, che cominciarono a inveire contro di me. Michele disse loro di lasciarmi in pace perché dovevo lavorare per i bambini del quartiere”. “La signora in questione invece – conclude – come raccontarono le cronache dell’epoca, la incontrai per strada, molto tempo dopo la chiusura al traffico, e ci litigai perché non si rassegnava all’installazione delle fioriere che impedivano il transito delle auto”.
“Le dichiarazioni rese pubblicamente ieri dal presidente Emiliano sono degne di un approfondimento della commissione Antimafia”. Così il vice presidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis. “Sul caso di Bari – prosegue D’Attis – oltre che acquisiti tutti gli atti, va programmata anche una serie di audizioni. Tra queste quella di Antonio Di Matteo, ex presidente dell’Amtab, la municipalizzata di Bari che oggi su un quotidiano locale parla di concorsi truccati, denunce e, soprattutto omertà: parole che disegnano un quadro gravissimo, patologico, che merita un attento approfondimento in tutte le sedi”.
“Io non avrei parlato con la sorella di un boss per nessun motivo”. Così il vicepremier Antonio Tajani replicando a Potenza a chi gli chiedeva delle frasi di ieri di Michele Emiliano dal palco della manifestazione per Decaro.
“Mi chiedo se le aberranti parole di Emiliano suonino normali per il segretario del Pd Schlein. Secondo lei è normale che l’allora sindaco di Bari, nonché magistrato, Michele Emiliano, si recasse con Decaro dalla sorella di un noto boss locale? Trovo vergognoso che dal centrosinistra, da Avs e dal Movimento Cinque Stelle nessuno abbia ancora commentato le dichiarazioni del governatore della Puglia. Neppure gli esponenti del Pd in commissione Antimafia hanno rilasciato alcuna dichiarazione a riguardo. Su un fatto così grave non ci può essere ambiguità alcuna: spero che dal Partito Democratico si prendano celermente le distanze da quanto sostenuto da Emiliano”. Lo dichiara Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali alla Camera e capogruppo in Commissione parlamentare Antimafia.
“La risposta per me è una sola, con la mafia non si tratta”: lo afferma in una nota il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, sul caso delle parole dette dal presidente della regione Puglia Michele Emiliano ieri a Bari. “Finora non ho voluto occuparmi delle vicende della Città metropolitana di Bari, e neanche commentarle, perché le sta seguendo in maniera impeccabile il ministro deputato a farlo, Matteo Piantedosi”, aggiunge Calderoli. “Lo faccio oggi – spiega – perché ieri durante la manifestazione a sostegno del sindaco, Decaro, si è allargato il perimetro anche in un ambito regionale alla luce delle parole del governatore pugliese Emiliano che, riporto dai media la frase testuale, ha ricordato: ‘Un giorno sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la ztl di Bari vecchia… Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido’. Ripeto, parole di Michele Emiliano. Per anni abbiamo vissuto la vicenda della trattativa Stato-mafia e i relativi lunghissimi processi e oggi mi domando: cosa cambia in questo caso? Direi nulla, sono cambiati scenari e protagonisti, ma al posto dello Stato ci sono comunque soggetti costitutivi della Repubblica come il Comune e la città metropolitana di Bari, al posto della mafia siciliana c’è quella pugliese, mancano le stragi ma abbiamo le dichiarazioni di un ex sindaco che oggi è il Governatore di quella Regione”.
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