‘Morte a Israele, morte all’America!’. Mentre una pioggia di droni e missili puntavano dritti verso il territorio israeliano, nel cuore della notte in Iran l’attacco già veniva celebrato. Dalle strade della capitale, dove hanno manifestato i sostenitori del governo, all’aula del Parlamento, dove un centinaio di deputati hanno augurato la morte a Israele, giurando fedeltà alla Guida Suprema Ali Khamenei, mentre il presidente dell’Assemblea, Mohammad Bagher Ghalibaf, lodava “lo schiaffo del popolo iraniano” che ha dato “una lezione” a Tel Aviv.
La notte di Teheran è stata illuminata da fuochi d’artificio in alcune piazze e davanti all’università, dove molte persone si sono radunate guidando caroselli di motociclette e sventolando la bandiera della Repubblica islamica e della Palestina per celebrare la ritorsione contro Israele, dopo il raid sull’ambasciata iraniana di Damasco che il primo aprile ha ucciso sette membri delle Guardie della rivoluzione.
Dimostrazioni non solo nella capitale ma anche a Mashhad, mentre i manifestanti davanti alle telecamere della tv di Stato si definivano “fieri” del corpo dei pasdaran per la “decisa risposta contro il regime criminale e ammazza bambini”. Quasi tutti i droni e i missili sono stati intercettati dal sistema di Difesa israeliano ma la folla ha voluto festeggiare comunque l’attacco diretto contro Israele partito dal territorio iraniano, per la prima volta nei 45 anni della Repubblica islamica. “Il prossimo schiaffo sarà più forte”, hanno gridato i manifestanti, mentre Teheran assicura che è pronta a colpire di nuovo. “Se Israele attacca gli interessi, gli asset, le personalità o i cittadini dell’Iran in futuro, attaccheremo il regime sionista di nuovo dal territorio iraniano”, ha detto il comandante delle Guardie della Rivoluzione, Hossein Salami, mentre anche il presidente Ebrahim Raisi ha messo in guardia rispetto ad “atti irresponsabili contro l’Iran”.
Per Teheran, “l’attacco contro Israele è stata una risposta limitata”, ha detto il ministro degli Esteri, Hossein Amirabdollahian, dichiarando che le basi americane nella regione non sono un obiettivo dell’Iran, a meno che non aiutino Israele nella risposta che lo Stato ebraico ha promesso all’Iran, dopo essere stato attaccato. “La questione (dell’attacco contro l’ambasciata di Teheran a Damasco) può considerarsi chiusa così”, ha affermato la rappresentanza iraniana all’Onu, minacciando però una risposta “considerevolmente più dura” qualora vi fossero attacchi da parte di Israele.
“Il fatto che l’Iran sia stato in grado di raggiungere questo livello di abilità è motivo d’orgoglio”, ha affermato alla stampa un impiegato nella magistratura iraniana che non ha voluto rivelare il suo nome. “È comunque normale essere preoccupati in una situazione come questa, sia da un punto di vista economico che sociale”, ha aggiunto il 47enne. Nel Paese la tensione resta infatti altissima e diversi aeroporti iraniani, tra cui l’Imam Khomeini International di Teheran, hanno cancellato i voli fino al giorno successivo. Anche le partenze dall’aeroporto Mehrabad, sempre nella capitale, e dagli aeroporti di Shiraz, Isfahan, Bushehr, Kerman, Ilam e Sanandaj sono state cancellate fino a lunedì mattina poiché lo spazio aereo occidentale del Paese rimane vietato anche ai voli a livello nazionale.
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