Il lunedì mattina, il Louvre non ha riaperto. Il più grande museo del mondo, vittima ieri di un clamoroso furto di oggetti preziosi dell’epoca di Napoleone, tiene fuori per la seconda giornata di seguito i visitatori. Non si tralascia nulla, i responsabili del museo e le autorità dello stato sono sotto pressione, tra accuse e veleni. Si indaga a tappeto, anche se dei quattro ladri penetrati da una finestra del primo piano dopo essere saliti dall’esterno grazie a un montacarichi, non c’è nessuna traccia, a parte un gilet giallo del quale uno dei ladri si è liberato lasciandolo sul posto. Si continua a insistere sulla pista degli “stranieri”, di un colpo “su commissione”, di una banda di “professionisti”.
Video Rapina al Louvre, rubati i gioielli di Napoleone
Alla procuratrice Laure Beccuau hanno anche chiesto se dietro il sospetto di “stranieri” ci possa essere addirittura una “potenza” estera. “No, non è questa la pista privilegiata – ha risposto la magistrata – la nostra pista è piuttosto legata al grande banditismo. La criminalità organizzata può avere due obiettivi: aver agito su commissione o aver voluto avere a disposizione pietre preziose per praticare operazioni di riciclaggio”. La polizia scientifica sta esaminando il gilet giallo da cantiere di uno dei ladri che è stato segnalato alla polizia da un passante che aveva visto il malvivente sbarazzarsene. Più di un giornale ha definito il furto di ieri “il colpo del secolo”, in molti hanno rilanciato il dibattito sulla sicurezza dei musei francesi, che ha fatto molto discutere negli ultimi anni. Stavolta l’impressione è di essere ad un punto di non ritorno: un’operazione su commissione, probabilmente portata a termine da elementi di primo piano della criminalità organizzata, ha portato via alla Francia otto “gioielli della Corona”, un’offesa “alla nostra Storia”, ha detto il presidente Emmanuel Macron. A destare più impressione, la modalità inedita dell’azione, avvenuta alle 9:30 del mattino, quando le porte del Louvre erano già state aperte ai visitatori della domenica. In tutto il mondo, il grande museo parigino da 9 milioni di visitatori all’anno, ricco di 35.000 opere disposte su 73.000 metri quadrati ha fatto correre oggi fiumi di inchiostro.
Alcune immagini del furto al Louvre, con la corona ritrovata
Riaprirà probabilmente mercoledì, visto che domani è il giorno previsto di riposo settimanale. Verranno installate misure di sicurezza eccezionali d’emergenza? La “grande vulnerabilità” del museo – come ammesso dal ministro dell’Interno, Laurent Nuñez, preoccupa. Tanto che oggi una società di intelligence israeliana ha diffuso la notizia di essere stata contattata dal Louvre per indagare sul furto, costringendo i responsabili del museo a smentire. Rachida Dati, ministra della Cultura, ha insistito sul fatto che gli allarmi installati sulla finestra di accesso dall’esterno, che i rapinatori hanno superato segandola con un frullino, e sulle vetrine che contenevano i gioielli, hanno regolarmente suonato. Ma non basta. La Corte dei Conti, incaricata di vigilare sull’impiego dei fondi pubblici, ritiene che il museo “non sia riuscito a recuperare il ritardo nella messa a disposizione di attrezzature destinate ad assicurare la protezione delle opere”.
“Abbiamo sbagliato”, ha ammesso Gérald Darmanin, ministro della Giustizia, i ladri sono stati “capaci di dare un’immagine davvero deplorevole della Francia”. La ministra Dati ha annunciato oggi sulla tv M6 che i servizi del ministero della Cultura condurranno un’inchiesta amministrativa, parallela alle indagini della magistratura, “per ricostruire il vero svolgimento di quanto accaduto, con precisione al secondo”. Secondo il ministero della Cultura, in questo che è il primo furto al Louvre dopo quello del quadro di Camille Corot nel 1998 – mai ritrovato – gli allarmi sulla finestra della galleria di Apollo e quelli sulle due vetrine “di alta sicurezza” sono regolarmente scattati. L’inchiesta appurerà se “gli agenti abbiano udito gli allarmi” e se abbiano effettivamente suonato anche nella galleria dove i ladri – incappucciati, volto coperto e gilet giallo da operai del cantiere – stavano segando le vetrine con i gioielli usando un sega circolare. Poche novità sulla ricostruzione dei fatti, sull’irruzione dei malviventi nella galleria dove si trovavano 800 oggetti d’arte. Nove quelli portati via, una abbandonata durante la fuga, la corona dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, imperatore di Francia dal 1852 al 1870. Un oggetto di valore “inestimabile”, ornato dall’incredibile ricchezza di 2.000 diamanti.
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