Dalla pedana dei grandi palcoscenici sportivi internazionali all’aula del Tribunale di Trapani con un’accusa grave: violenza sessuale di gruppo.
Antonino Pizzolato, 29 anni, icona del sollevamento pesi italiano – bronzo olimpico a Tokyo 2020 e Parigi 2024, più volte campione europeo e detentore di record mondiali – è uno dei quattro imputati nel processo scaturito dalla denuncia di una turista finlandese per abusi sessuali. Il pm Giulia Sbocca ha chiesto 10 anni di reclusione per Pizzolato e gli altri quattro imputati: Davide Lupo, Claudio Tutino e Stefano Mongiovì, tutti agrigentini.
La presunta violenza risalirebbe all’estate del 2022. La turista finlandese era in vacanza a Trapani con due amiche, le donne hanno riferito ai carabinieri di avere trascorso una serata in un ristorante e poi in un locale sulla spiaggia dove avrebbero conosciuto un gruppo di ragazzi italiani. Le amiche a fine serata si sarebbero allontanate, mentre la terza donna avrebbe proseguito la serata in compagnia di Nino Pizzolato, recandosi con lui in un b&b, dove però avrebbe trovato gli altri amici.
Da lì, ha denunciato, sarebbe iniziato “un incubo”: la musica, gli alcolici, la simpatia reciproca con Nino, un pisolino sul divano e il risveglio con i 4 giovani che avrebbero approfittato di lei. “Ero terrorizzata, ho pensato solo a non reagire – ha detto – Loro ridevano, non capivo cosa dicessero.
Quando ho potuto mi sono rannicchiata in un angolo del divano”. Due degli imputati l’avrebbero poi riaccompagnata nel suo b&b.
Le tre turiste sono tornate in Italia per testimoniare al processo. La loro ricostruzione è ritenuta coerente e credibile dalla pubblica accusa.
“Nessun elemento è emerso durante il processo in grado di provare l’esistenza di un consenso”, ha affermato nella requisitoria la pm Giulia Sbocca, sottolineando come “la libertà di comportamento delle giovani turiste sia stata scambiata per disponibilità”. Sulla base di questi elementi, la procura ha chiesto condanne complessive pari a 40 anni, 10 anni ciascuno.
I difensori degli imputati hanno invece prodotto un video, girato con il cellulare di Davide Lupo, sostenendo che le immagini dimostrerebbero la partecipazione consapevole della donna ai rapporti. Per i pm, al contrario, quelle immagini confermerebbero l’assenza di volontà libera e informata. In aula Pizzolato ha difeso la propria condotta, parlando di una serata “euforica ma lucida”, di ragazze “felici e disponibili” e di una dinamica che – a suo dire – sarebbe stata guidata dalla giovane finlandese.
Il peso massimo azzurro ha ricordato anche un precedente episodio del 2018, quando la Fipe lo sospese per dieci mesi per aver mostrato un video pornografico ad alcuni atleti minorenni: “Anche allora sono stato io la vittima”, ha sostenuto. Sullo sfondo emerge il richiamo della parte civile, rappresentata dall’avvocato Nicola Pellegrino, che parla di “patriarcato e supremazia dell’uomo sulla donna” come chiave della vicenda. A gennaio la parola passerà alla difesa, poi la sentenza.
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