Pochi minuti dopo il discorso del premier israeliano Benyamin Netanyahu all’assemblea dell’Onu a New York, l’esercito (Idf) ha lanciato un potente raid mirato contro il quartier generale principale di Hezbollah a Beirut.
Obiettivo, non dichiarato ufficialmente, il leader del partito di Dio Hassan Nasrallah, da anni più che una spina nel fianco per Israele. Secondo Channel 12, il feroce nemico di Israele è stato colpito, ma non ci sono conferme mentre fonti vicine a Hezbollah assicurano che “sta bene”.
Il primo ministro è stato avvisato dal suo segretario militare Roman Goffman che l’operazione è andata a segno mentre stava tenendo un briefing con la stampa e ha lasciato immediatamente il palazzo delle Nazioni Unite tornando nella sua stanza in albergo dove ha il ‘telefono rosso’. I social libanesi hanno mostrato le immagini delle vaste deflagrazioni, scoppi multipli in successione, coltri di fumo nero e rosso che si sono alzate su un’area che comprende l’intero blocco di edifici residenziali centrato dai caccia israeliani nelle fondamenta.
Secondo la stampa del Paese dei Cedri, sei palazzi sono stati rasi al suolo e circa 20 missili sono stati sparati dagli aerei da combattimento partiti dalle basi nel Golan, provocando almeno due morti e 76 feriti. Gli Stati Uniti, hanno riferito funzionari israeliani, sono stati informati del raid prima che fosse messo a segno. Ma il Pentagono ha negato dicendo che il Segretario alla Difesa Lloyd Austin ha parlato con il suo omologo israeliano Yoav Gallant, mentre seguiva l’operazione in corso dal bunker di Tel Aviv.
L’Idf, subito dopo le prime notizie dell’attacco, ha dichiarato di aver colpito “il principale quartier generale dell’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran che si trovava sotto un edificio residenziale nel quartiere Dahiya della capitale libanese”, zona interamente sotto il controllo delle falangi di Nasrallah. Secondo la tv pubblica israeliana Kan, l’Aeronautica ha usato bombe anti-bunker penetranti del peso di una tonnellata ciascuna. Che hanno avuto un effetto devastante sui palazzi colpiti: sui social i residenti hanno postato scene apocalittiche, un mare di macerie, focolai di incendi: se davvero Nasrallah si trovava lì sotto, è difficile che sia sopravvissuto. L’intelligence dello Stato ebraico sta verificando se l’alleato di Teheran in Libano sia davvero stato eliminato o, come ha affermato una fonte vicina al partito fondamentalista di Nasrallah, “sta bene”. Pure gli ayatollah, riferisce Haaretz, stanno cercando di verificare la sorte del loro alleato numero uno in Medio Oriente, con l’agenzia di Stato iraniana Tasnim che ha scritto che Nasrallah “si trova in un luogo sicuro ed è ancora vivo”. Un copione già visto in altre occasioni, come quando sono stati uccisi comandanti di peso, da Fuad Shukr a Ibrahim Aqil.
Netanyahu ha anticipato il rientro da New York in nottata.
L’urgenza e la concitazione inducono a pensare che effettivamente tutta la potenza di fuoco usata a Beirut fosse diretta contro il grande nemico che dall’8 ottobre ha ordinato di martellare i territori del nord di Israele. Con attacchi sempre più intensi. Ora, se Nasrallah dovesse entrare a far parte effettivamente del pannello che l’esercito pubblica quotidianamente con nomi e foto di comandanti di Hezbollah eliminati, con un segno rosso sopra, l’intero fronte di guerra potrebbe cambiare.
Teheran, che finora non si è vendicata direttamente per l’affronto dell’omicidio del capo politico di Hamas Ismail Hanyeh proprio nel quartiere blindato dei pasdaran nella capitale il 31 luglio, potrebbe decidere di uscire dall’impasse decisionale: “L’attacco israeliano di oggi è una escalation che cambia le regole del gioco”, ha minacciato l’ambasciata iraniana in Libano, aggiungendo che Israele “riceverà la punizione adeguata”. Gli alleati regionali, come gli Houthi si dicono pronti: dopo aver rivendicato il lancio di un missile terra-terra dallo Yemen verso il centro dello Stato ebraico (distrutto da Israele), promettono che lo “faranno ancora”.
La preoccupazione sale anche dalle Nazioni Unite che stanno “osservando con grande allarme”. E tuttavia un attacco diretto costringerebbe la Repubblica islamica a fronteggiare la reazione degli alleati di Israele, per primi gli Usa. Vespaio in cui finora Teheran ha dimostrato di non volersi cacciare. Adesso, con l’ultimo attacco a Beirut, Netanyahu ha fatto capire di voler regolare i conti con chi “vuole far del male a Israele”.
Con un messaggio chiaro all’Iran: ‘Se attaccano, avranno una risposta’.
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