La fine degli Assad dopo mezzo secolo al potere – Notizie – Ansa.it

La fine degli Assad dopo mezzo secolo al potere – Notizie – Ansa.it


Con la caduta del governo siriano di Bashar al Assad si dissolve un sistema politico di controllo e repressione dominato da 54 anni dalla famiglia Assad e da un’articolata struttura di clientele, trasversali alle appartenenze religiose e comunitarie.

    La storia degli Assad e della Siria contemporanea si intreccia dalla metà degli anni ’60, quando il padre Hafez al-Assad, giovane e ambizioso ufficiale della nuova élite militare alawita — una branca minoritaria dello sciismo — si fa strada fino a diventare ministro della Difesa. Nel novembre del 1970, con un colpo di Stato senza spargimenti di sangue, Hafez prese il potere, inaugurando una dinastia oggi giunta ai titoli di coda.

Il regime di Assad padre non fu immune da sfide interne: tra il 1979 e il 1982 dovette affrontare una guerra civile contro la Fratellanza musulmana, culminata nel febbraio del 1982 con il massacro di migliaia di civili e la distruzione del centro storico di Hama. Questo evento, rimasto scolpito nella memoria collettiva siriana, segnò la brutalità con cui la famiglia Assad si è mantenuta al potere per decenni.
    Quando Bashar al-Assad, secondogenito di Hafez, fu richiamato in patria nel 1994, la sua vita cambiò per sempre. L’improvvisa morte del fratello maggiore Bassel in un incidente stradale costrinse Hafez a designare Bashar come suo erede politico.

    Abbandonati gli studi e la vita mondana a Londra, Bashar si preparò a prendere le redini della Siria, scalando rapidamente i vertici militari e politici. Con la morte del padre nel giugno 2000, Bashar, appena 34enne, fu insediato come presidente dopo un repentino emendamento della costituzione, che abbassò l’età minima per la carica da 40 a 34 anni.
    Nei suoi primi anni di governo, Assad tentò un fragile equilibrio tra promesse di riforme e repressioni brutali.
   

Tuttavia, eventi esterni come l’invasione anglo-americana dell’Iraq nel 2003 e il ritiro delle truppe siriane dal Libano nel 2005 indebolirono ulteriormente la posizione del regime. La rottura con la Francia e gli Stati Uniti, unita alla rivolta curda del 2004, spinse Bashar sempre più verso l’Iran, rafforzando l’asse filo-iraniano in Medio Oriente.
   

La tempesta delle cosiddette Primavere arabe arrivò in Siria nel 2011, ma le speranze di cambiamento si trasformarono rapidamente in un incubo. Le proteste pacifiche furono soffocate con una violenza che alimentò una rivolta armata sempre più radicalizzata. La svolta ci fu con una serie di attacchi chimici ordinati da Assad contro la sua stessa popolazione a partire dall’estate del 2013: gli Stati Uniti affidarono alla Russia la gestione del dossier siriano.

    L’intervento militare diretto di Mosca nel 2015 e il sostegno di Iran e Hezbollah permisero al regime di sopravvivere, anche se il prezzo fu un Paese devastato, isolato a livello internazionale e schiacciato da sanzioni. Tuttavia, tutto ciò è crollato in poche settimane. L’offensiva degli insorti filo-turchi, lanciata il 27 novembre, ha rapidamente travolto le fragili difese del regime. La ritirata delle forze russe e l’indebolimento degli iraniani hanno lasciato Bashar al-Assad senza alleati e senza appigli. Il post-Assad è cominciato, ma la guerra per la Siria e sulla Siria è ancora in corso. 
   

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