Dovrebbe passare anche attraverso la richiesta di interrogatorio in Procura a Milano la linea difensiva di Chiara Ferragni nella bufera per i casi del pandoro ‘Pink Christmas’ e delle uova di Pasqua. All’indomani della chiusura dell’indagine per truffa aggravata nei suoi confronti e nei confronti di altre tre persone, tra cui il suo ex braccio destro Fabio Damato, un faccia a faccia con il pm Cristian Barilli e il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, sembra essere sempre più un “passaggio obbligato”.
Anche perché l’obiettivo è fare cambiare idea ai due pubblici ministeri e ottenere una richiesta di archiviazione dell’inchiesta. Con il deposito di una montagna di atti prendono forma le contromosse dei legali dell’imprenditrice digitale.
Gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che non intendono aderire alla proposta ventilata di un patteggiamento, stanno studiando le carte. Sono al lavoro in vista del deposito di una corposa memoria, almeno 200 pagine se non di più, per replicare in punta di diritto alle accuse. Il tentativo è smontarle sotto il profilo giuridico, nella convinzione che non reggerebbero in un eventuale dibattimento. “Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto – spiega Iannaccone – e non escludo un confronto personale da parte di Chiara”. Un confronto che di ora in ora pare essere sempre più necessario in modo da consentirle di dare la sua versione e spiegare che si è trattato di “un errore di comunicazione”.
Del resto l’influencer, ieri ad Atene per presentare nuovi prodotti della sua linea di makeup e oggi a Trieste, non è stata colta di sorpresa dalla mossa degli inquirenti. Anzi ha fatto sapere di essere “sollevata” perché per lei sarà l'”occasione per dire la sua”. Anche Alessandro Pistochini e Alessandra Bono, i legali di Alessandra Balocco, l’ad della casa dolciaria di Cuneo, pure lei indagata, stanno esaminando la documentazione per metter a punto “la migliore strategia”, in quanto anche per loro, i fatti contestati non hanno alcuna rilevanza penale.
Le indagini aperte lo scorso dicembre dopo la multa inflitta dall’Antitrust alle due società, Tbs Crew e Fenice, e una pioggia di esposti da parte dei consumatori, hanno invece ipotizzato nei confronti della blogger originaria di Cremona in concorso, oltre che con Damato e Balocco, anche con Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia- Id proprietaria del marchio Dolci Preziosi, che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali siano state “propalate informazioni fuorvianti”, via social e tramite il web facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei piccoli ricoverati all’ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell’associazione ‘Bambini delle fate’. Invece si sarebbe omesso di dire, come si legge nel capo di imputazione, che l’ospedale era già stato destinatario di 50 mila euro da Balocco e l’associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall’azienda pugliese circa 36 mila euro, e che non c’era “correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita”.
In sostanza, per l’accusa, i consumatori sarebbero stati “danneggiati” e ingannati e la influencer avrebbe beneficiato di “ingiusto profitto” di oltre 2 milioni e 200 mila euro – la somma dei cachet incassati per la sua immagine e restituita con donazioni o saldando il conto con l’Antitrust – a cui si aggiunge un “ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica”. E le due aziende avrebbero avuto ingenti introiti: quella piemontese con la vendita “di almeno 362.577 pandori” a prezzo maggiorato per un importo complessivo di oltre 2 milioni di euro, mentre Cerelaitalia ha incassato per le due campagne oltre 13 milioni.
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