Una morte naturale per infarto.
Sono questi i primi esiti dell’autopsia eseguita oggi sul corpo di Carmine Gallo, deceduto il 9 marzo nella sua casa a Garbagnate Milanese, dove era ai domiciliari dal 25 ottobre nell’inchiesta milanese sulle presunte cyber-spie di Equalize.
Dalle prime analisi non è emerso alcun segno di puntura o lesioni.
I primi esiti degli esami autoptici, dunque, depongono, da quanto si è appreso, per una morte naturale per infarto, senza segni di puntura o lesioni evidenti. Ad ogni modo, la Procura di Milano, per fugare ogni dubbio, ha disposto anche gli esami tossicologici e per gli esiti di queste analisi ci vorrà più tempo, mentre la relazione finale del medico legale sarà depositata tra almeno un paio di mesi. Il tutto nell’ambito del fascicolo aperto dalla Procura diretta da Marcello Viola, con la pm Giancarla Serafini e con accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano.
Si vuole fugare ogni dubbio data la delicatezza della posizione di Gallo nell’inchiesta (ha collaborato riempiendo tre verbali) e il passato di poliziotto che si era fatto tanti nemici, risolvendo omicidi e sequestri importanti e indagando sulla criminalità organizzata. Per le stesse ragioni il pm della Dda Francesco De Tommasi, che con il collega della Dna Antonio Ardituro coordina l’inchiesta che vede indagato anche il titolare di Equalize Enrico Pazzali, presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano, ha ordinato il sequestro del telefono che Gallo usava per chiamare la legale, Antonella Augimeri, di quello della moglie, di un pc, di farmaci e cibo rimasto in frigo. Al momento, il quadro, comunque, resta quello di una morte naturale.
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