“So che stai ascoltando: alza il volume”. Zohran Mamdani trionfa a New York e subito lancia la sfida a Donald Trump. Sul palco del teatro Brooklyn Paramount, il 34enne socialista neo-eletto sindaco di New York è raggiante per l’impresa compiuta e non nasconde la sua gioia e la sua enorme soddisfazione.
Mamdani ha vinto con un ampio vantaggio su Andrew Cuomo fra un’affluenza record, la più alta dagli anni 1960. A votare sono infatti stati circa 2 milioni di newyorkesi e il socialista democratico ha incassato ben oltre un milione di preferenze, battendo in scioltezza l’ex governatore. Una sconfitta che per Cuomo quasi sicuramente indica la fine della sua carriera politica.
“Abbiamo rovesciato una dinastia politica. Auguro a Andrew Cuomo solo il meglio nella vita privata. Mi auguro che questa però sia l’ultima volta che pronuncio il suo nome”, ha detto il sindaco neo-eletto davanti al suo popolo democratico in delirio che finalmente si sente rappresentato nella sua diversità. Mamdani è infatti il sindaco più giovane degli ultimi 100 anni, il primo musulmano e il primo del sudest asiatico. A Gracie Mansion – la residenza ufficiale del primo cittadino di New York – porta con sé un cambio ideologico rispetto ai democratici moderati che finora l’hanno occupata, riflesso anche di una nuova generazione che avanza.
La ‘Mamdani mania’ scoppiata a New York fa sognare i giovani liberal, che vedono nell’ex rapper un nuovo Barak Obama, qualcuno in grado di ispirare e trascinare le folle, e restituire quella speranza necessaria per guardare avanti ed essenziale per battere Trump. Il presidente – ha assicurato Mamdani – si può battere: “Se qualcuno può mostrare a una nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, quella è la città che lo ha fatto nascere”, ovvero la New York che poi lo ha ‘ripudiato’ spingendolo a trasferirsi in Florida. Comunque non sarà sicuramente Mamdani a poterlo sostituire un giorno alla Casa Bianca: il sindaco neo-eletto non è infatti nato negli Stati Uniti e questo gli impedisce di avere potenziali aspirazioni presidenziali. “Penso che la lezione” per Trump “dalla nostra vittoria sia che non basta diagnosticare la crisi nella vita della classe operaia americana. Bisogna impegnarsi per affrontare quella crisi”, ha aggiunto, impegnandosi a mantenere le sue promesse elettorali e a rendere la Grande Mela una città economicamente più accessibile a tutti e non riservata solo ai miliardari e a quella Wall Street che, fin da subito, lo ha guardato con sospetto. Nel suo primo discorso dopo la vittoria, Mamdani ha teso la mano a Jamie Dimon, l’amministratore delegato di JPMorgan, e simbolo di quella industria finanziaria che domina la Grande Mela ed è responsabile di buona parte del suo pil. “Il primo gennaio, quando si celebrerà l’inaugurazione della nuova amministrazione, celebreremo anche una nuova era per la nostra città”, ha detto, assicurando di essere aperto a un dialogo con anche Trump sui temi e sulle modalità per aiutare e migliorare New York: “Non userò mezzi termini quando si tratta del presidente Trump. Continuerò a descrivere le sue azioni così come sono e lo farò sempre lasciando una porta aperta al dialogo”.
La vittoria di Mamdani è arrivata in un Election Day che ha visto i democratici stravincere. Le candidate a governatore di Virginia e New Jersey, rispettivamente Abigail Spanberger e Mikie Sherrill, hanno superato con facilità i loro rivali. Tre giudici liberal sono stati eletti alla Corte Suprema della Pennsylvania – swing state per eccellenza – consentendo il mantenimento della maggioranza democratica in una vittoria essenziale in vista delle elezioni delle presidenziali del 2028. In California la ‘Proposition 50’ per ridisegnare le mappe elettorali è stata approvata, proiettando il governatore Gavin Newsom verso una candidatura alla Casa Bianca. Il provvedimento assegna di fatto cinque ulteriori seggi alla Camera ai democratici e – fatto salvo le modifiche che potrebbero essere decise da altri stati – li rafforza per le elezioni di metà mandato del 2026, alle quali i democratici guardano ora con ottimismo dopo la ‘bocciatura’ alle urne del primo anno di Trump.
Il primo discorso di Mamdani
“Ieri sera abbiamo fatto la storia. Sono orgoglioso di essere qui come sindaco eletto della più grande città al mondo”. Lo ha detto Zohran Mamdani nel suo primo discorso dopo la vittoria elettorale. “Il primo gennaio, quando si celebra l’inaugurazione della nuova amministrazione, celebriamo anche una nuova era per la nostra città”.
“Sarò il sindaco di tutti, anche per gli ebrei che hanno votato per noi e quelli che non lo hanno fatto. La mia responsabilità è verso gli 8,5 milioni di newyorkesi”, ha aggiunto il sindaco neo-eletto di New York.
“La Casa Bianca non mi ha contattato per congratularsi. Continuo a essere interessato a parlare con il presidente Trump su come possiamo lavorare insieme per New York”. Lo ha detto Zohran Mamdani. “Non userò mezzi termini quando si tratta del presidente Trump. Continuerò a descrivere le sue azioni così come sono e lo farò sempre lasciando una porta aperta al dialogo”, ha aggiunto.
I risultati delle elezioni
Con il 97,98% delle schede scrutinate Zhoran Mamdani è stato eletto sindaco di New York con il 50,39% dei voti (con 1.036.051 preferenze). Andrew Cuomo si é fermato al 41,59% (854.995 preferenze). I dati sono quelli ufficiali del Board of Elections della città di New York. Il candidato repubblicano Curtis A. Sliwa ha ottenuto il 7,11% dei voti (146.137), mentre l’ex sindaco Eric Adams ha preso lo 0,31% (6.382 voti).
Nell’elezione per il governatore dello stato della Virginia, con il 97% dei voti scrutinati, la candidata democratica Abigail Snaberger vince con il 57,5%, con 1.961.990 voti, segnando un cambio di colore politico dello stato, mentre la vicegovernatrice repubblicana uscente, Winsome Earle-Sears, ha preso il 42,3%, pari a 1.442.197 voti. Lo dicono i dati elettorali ufficiali, pubblicati da Cbs.
Con il 95% dei voti scrutinati, la candidata democratica, Mikie Sherrill, ha vinto la corsa a governatore dello stato del New Jersey con il 56,2%, pari a 1.792.760 voti, confermando il colore politico dello stato. Invece il candidato repubblicano, Jack Ciattarelli, ha preso il 43,2%, pari a 1.378.391 voti. Lo dicono i risultati ufficiali, riportati da Cbs.
IL PUNTO | Storico tris dem. Mamdani eletto sindaco a Ny Donne vincono in 2 stati
Primo test amaro per Donald Trump ad un anno dalla sua vittoria e dalle prossime elezioni di midterm: i dem fanno un tris dal sapore storico nelle elezioni chiave dell’election day del 4 novembre, imponendo a New York il giovane astro nascente del partito ed eleggendo le prime due donne governatrici in New Jersey e in Virginia, swing state quest’ultimo strappato ai repubblicani. Il tycoon ammette la sconfitta su Truth ma, citando non meglio precisati sondaggisti, sostiene che “il fatto che Trump non fosse sulla scheda elettorale e lo shutdown sono stati i due motivi per cui i repubblicani hanno perso le elezioni stasera”.
L’America intanto stupisce ancora il mondo eleggendo alla guida della Grande Mela, la più grande metropoli Usa e icona stessa del capitalismo, il 34enne Zohran Mamdani, il primo sindaco musulmano e socialista della città. Nonché il più giovane in oltre un secolo della sua storia e il più ‘diverso’ con le sue origini sud-asiatiche: mamma indiana e padre dell’Uganda, dove è nato. Ha fatto breccia partendo come semisconosciuto deputato statale, sostenuto dall’ala progressista di Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, appoggiato alla fine da Barack Obama (anche se non formalmente) ma non da tutto l’establishment dem. Ha vinto con un programma per rendere Ny più abbordabile (bus gratis, supermercati comunali, affitti calmierati e più tasse ai ricchi) e con un’energia che non si vedeva da anni, soprattutto tra i giovani.
Video Chi e’ Zohran Mamdani, ‘il piccolo comunista’ alla conquista della Grande Mela
Dopo la chiusura delle urne, dove hanno votato oltre due milioni di elettori (record dal 1969), Mamdani ha viaggiato poco sopra il 50% mantenendo una distanza di circa 10 punti sull’ex governatore dem dell’Empire State Andrew Cuomo, mentre il repubblicano Curtis Sliwa non superava il 10%. Sconfitto alle primarie, Cuomo si era riciclato come indipendente con l’endorsement di Donald Trump ed Elon Musk. La vittoria di Mamdani è quindi una sfida vinta anche contro il tycoon, che lo ha bollato come “comunista antisemita”, gli ha aizzato contro la potente comunità ebraica newyorchese e ha minacciato di tagliargli i fondi federali. Anche se ora pensa di usarlo come spauracchio nazionale della deriva comunista dei democratici.
Ma il partito dell’Asinello ha mostrato di saper vincere anche con candidati moderati, indicando una seconda via per riconquistare la Casa Bianca nel 2028. Come la 46enne Abigail Spanberger, ex operativa della Cia che in Virginia ha strappato la leadership ai repubblicani diventando la prima donna governatrice dello stato, con un’altra donna come vice: Ghazala Hashmi, senatrice statale di origine indiana, prima persona musulmana e sudasiatica a ricoprire un incarico statale nell’Old Dominion State. In Virginia i dem hanno conquistato anche la carica di attorney general: Jay Jones ha battuto l’uscente Jason Miyares, appoggiato da Trump. Il partito ha fatto la storia inoltre mantenendo la guida del New Jersey con la vittoria della 53enne deputata “Mikie” Sherrill, che diventa la prima governatrice donna del ‘Garden State’: sposata, madre di 4 figli, studi d’élite, è una ex procuratrice federale e una ex ufficiale di Marina, una ‘top gun’ che ha pilotato elicotteri con missioni in Europa e in Medio Oriente. Ha battuto l’uomo d’affari italo-americano Giacchino Michael “Jack” Ciattarelli, 64 anni, che aveva ricevuto l’endorsement di Trump, col quale si è schierato dopo che nel 2015 lo aveva definito un “ciarlatano”.
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