Nella Striscia di Gaza, più di 42 milioni di tonnellate di macerie e una grande concentrazione di residuati esplosivi rappresentano una minaccia costante per i civili. Lo denuncia l’Onu che lamenta le restrizioni all’ingresso di personale specializzato e attrezzature, nonché la conduzione di attività di smaltimento di ordigni esplosivi.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, oltre ai residuati bellici esplosivi, l’amianto altamente cancerogeno rilasciato nell’aria a causa della diffusa distruzione delle infrastrutture, così come altri contaminanti, continuerà a colpire le comunità di Gaza per molto tempo a venire.
L’Onu ricorda che l’ultima analisi del Centro satellitare delle Nazioni Unite, condotta all’inizio di settembre, ha mostrato che oltre il 65% di tutte le strutture di Gaza sono state danneggiate o distrutte. Inoltre, il Servizio di Azione contro le Mine delle Nazioni Unite, che lavora sul campo, dipinge un quadro allarmante del rischio associato agli ordigni esplosivi.
I cinque governatorati di Gaza sono a rischio di contaminazione sia sopra che sotto la superficie della terra, a causa delle munizioni cadute (proiettili, mortai, razzi, missili, granate e mine antiuomo), ma anche bombe sepolte in profondità, così come depositi di armi e munizioni. Sebbene vi sia una necessità critica di intensificare immediatamente l’azione contro le mine, sottolinea l’Onu, le restrizioni imposte dalle autorità israeliane all’ingresso di personale specializzato e di attrezzature essenziali per lo smaltimento degli ordigni esplosivi, nonché le normative specifiche che impediscono lo svolgimento delle attività di smaltimento, continuano a ostacolare gli sforzi per proteggere le popolazioni.
Attualmente, le squadre specializzate possono solo contrassegnare e segnalare i residuati bellici esplosivi, piuttosto che spostarli o smaltirli in sicurezza, oltre al fatto che barriere amministrative, come le difficoltà di registrazione per le organizzazioni di azione contro le mine e i ritardi nel rilascio dei visti, continuano a ritardare l’invio di specialisti tecnici.
L’Onu ribadisce infine che queste restrizioni riguardano tutte le attività umanitarie e ricorda che da quasi un mese, tutti i tentativi delle organizzazioni umanitarie di consegnare cibo ai residenti delle aree assediate nel governatorato settentrionale di Gaza sono stati bloccati dalle autorità israeliane.