“Quando entrerà in vigore” il nuovo Patto Ue su migrazione e asilo “i centri” in Albania “funzioneranno come dovevano funzionare dall’inizio”.
Giorgia Meloni conta in un nuovo scenario comunitario per portare a pieno regime il meccanismo nato due anni fa dall’accordo con Edi Rama, rivendicato da entrambi in occasione del primo vertice intergovernativo dai due Paesi. Il premier albanese lo rifarebbe “cento volte” ma solo con l’Italia. E la presidente del Consiglio imputa i ritardi ai “tanti” che “hanno lavorato per frenarlo o bloccarlo. Ma noi siamo determinati ad andare avanti, è un meccanismo che può cambiare il paradigma sulla gestione dell’immigrazione”. Se si sono persi due anni, “ciascuno si assumerà le sue responsabilità”, è la tesi di Meloni, “la responsabilità non è mia”. Nel suo mirino ci sono anche gli stop ai rimpatri da parte dei Tribunali che non hanno considerato sicuri “Paesi come Bangladesh e Tunisia, che sono invece nella lista europea”, per ora proposta dalla Commissione. Dal punto di vista della premier, deve ricredersi chi “non ha compreso la validità” di “un’iniziativa rivoluzionaria per la gestione dei flussi migratori”.
Video Italia-Albania, Meloni e Rama al vertice intergovernativo
Lo hanno capito invece “alcune nazioni europee”, afferma chiamando a testimone proprio Rama, “che da tempo cercano di inserirsi” nel Protocollo. Per le opposizioni è comunque “un fallimento”. Sono “800 milioni buttati per fare delle prigioni vuote”, attacca Elly Schlein e “la colpa è della presidente del Consiglio”. “Per la prima volta Meloni ammette che abbiamo perso due anni in Albania”, afferma Giuseppe Conte. “Anche se verrà approvato il nuovo patto – è sicuro Riccardo Magi -, non sarà possibile fare centri come quelli in Albania gestiti dall’Italia”. Intanto il Protocollo due anni fa ha aperto una nuova fase di relazioni fra Roma e Tirana, con Meloni che rende merito alla sua controparte di “comportarsi già come una nazione Ue”. Il percorso di adesione partito nel 2009 dovrebbe concludersi nel 2030, entrando nella fase finale nel 2028, quando l’Italia avrà per i primi sei mesi la presidenza di turno dell’Unione. Rama è sicuro che a Palazzo Chigi ci sarà ancora la sua “sorella d’Italia”. E la premier garantisce che “quando si aprirà il dialogo politico noi sosterremo la chiusura in positivo”. Superando anche le frizioni fra Tirana e Atene per la minoranza greca in Albania. “Conosco i miei amici greci e Mitsotakis – dice la leader italiana -, hanno sempre lavorato per il bene e il futuro dell’Europa e non credo che ci sia da temere”.
“La protezione delle minoranze è un valore imprescindibile per l’Albania democratica. Quando la Grecia fa dei richiami in questa direzione, sono richiami benvenuti”, taglia corto Rama, ricorrendo ancora all’ironia: “Tra noi e la Grecia c’è una linea di contatto, delle volte è più complicato perché non abbiamo il tempo di rilassarci nuotando o andando in barca, e abbiamo i pugni pronti. Ma ora stiamo lavorando bene insieme”. Tra Albania e Italia l’Adriatico punta a essere sempre più stretto con l’accordo intergovernativo siglato a Villa Doria Pamphilj con altri quindici tra accordi istituzionali e intese tecniche: si tratta di cooperazione sulla cybersicurezza e contro il narcotraffico e sulla difesa, c’è la cessione a Tirana di due motovedette della Guardia costiera, un’intesa sulla protezione civile, un’altra tra Fondazione Maxxi e Galleria nazionale d’arte dell’Albania, un memorandum fra Cdp e Ministero delle Finanze di Tirana, un accordo per il supporto alle Pmi albanesi tra Simest e l’Albanian Investment Development Agency, un memorandum d’intenti tra Fincantieri e Kayo (con una joint venture costruiranno sette navi a Pashaliman) e un altro tra Kayo e Leonardo sulla cooperazione nel settore della difesa. Quanto basta a Meloni per parlare di una “giornata storica”, al termine del vertice in cui tutti i ministri albanesi “hanno parlato italiano”. Il prossimo appuntamento, ha concordato con Rama, sarà un business forum entro la prima metà del 2026.
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