Massicci attacchi aerei al fronte, feroci scontri verbali sul piano della diplomazia, il riarmo come necessità. Le prospettive di una tregua in Ucraina, a cui ha lavorato Donald Trump fino a poche settimane fa, sembrano essere rapidamente evaporate e gli unici scampoli di dialogo tra Mosca e Kiev giungono sul terreno dello scambio di prigionieri. In questo contesto il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha iniziato un ultimo tour tra le cancellerie occidentali prima del Summit dell’Aja di fine giugno.
L’obiettivo primario è arrivare alla spesa del 5% del Pil da parte dei membri dell’Alleanza e come chiesto da Washington. La strada del riarmo, secondo Rutte, è obbligata. “Dobbiamo aumentare del 400% la nostra difesa aerea”, ha annunciato il segretario generale da Londra, dove ha incontrato il primo ministro Keir Starmer.
Nella sua tappa britannica Rutte ha anche avuto un lungo confronto alla Chatham House, allargando il suo intervento ai principali teatri di crisi mondiali. La priorità della Nato resta la difesa dell’Ucraina e l’allontanamento della minaccia russa. Una minaccia che, per l’ex premier olandese, è concreta.
“Se non passiamo al 5% nelle spese nella difesa è meglio che iniziamo a imparare il russo”, ha avvertito con un filo di ironia Rutte, secondo il quale “la macchina da guerra di Vladimir Putin non sta rallentando, ma accelerando. La Russia potrebbe essere pronta a usare a forza militare contro la Nato”. Da qui anche l’esigenza di aumentare nettamente le capacità della difesa aerea dell’Alleanza. L’annuncio ha fatto andare su tutte le furie il Cremlino.
“L’Alleanza Atlantica, dopo aver gettato via ogni maschera, sta dimostrando in modo palese la sua essenza di strumento di aggressione e di scontro”, è stato il commento del portavoce Dmitri Peskov. Ma nel mirino di Mosca è tornata a finire anche la Germania, il Paese europeo che più di tutti finora ha messo in campo la svolta per riarmo. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz “ha ancora la mentalità della Germania di Hitler”, che pensava di avere “bisogno di territorio per avere accesso alle risorse naturali” e “ci giudica basandosi sui suoi standard”, ha attaccato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov.
Da qui al Summit Nato, lo scontro tra Europa e Russia potrebbe ulteriormente esacerbarsi. Con l’incognita Trump a fare da appendice. Rutte, venendo indirettamente incontro al dialogo tra Washington e Mosca, ha anticipato che il dossier dell’ingresso di Kiev nell’Alleanza – che il Cremlino considera irricevibile – potrebbe non essere inserito nelle conclusioni dell’Aja. Ma – ha puntualizzato – l’impegno a riguardo della Nato resta “irreversibile”. Così come irreversibile appare l’aumento delle spese nella difesa che sancirà l’Aja. Rutte, giovedì, ne parlerà anche con la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. L’Italia ha assicurato già un 2% senza dover ricorrere ad un aumento dei fondi ma allargando il campo di definizione delle spese nella difesa. Non potrà, tuttavia, essere sempre così. E allora a ballare sono i tempi di raggiungimento del fatidico 5%. Roma ha spiegato di voler puntare al 2035 ma altri Paesi dell’Alleanza – Polonia e Baltici su tutti – spingono per tempi più rapidi. E per il governo resta sempre aperto l’interrogativo della clausola di salvaguardia, finora attivata da 16 Paesi Ue, tra i quali non figura l’Italia.
Ma, dopo il summit, tutto potrebbe cambiare.
Il vertice dell’Aja, ha spiegato Rutte, cambierà il volto dell’Alleanza. Ma, allo stesso tempo, dovrà occuparsi anche della guerra vera e propria. L’Ucraina, nella notte tra domenica e lunedì è stata attaccata con venti missili e 479 droni dalla Russia, sulla scia della risposta di Mosca all’attacco di Kiev alle basi russe. Al tempo stesso prosegue l’avanzata delle forze del Cremlino nella regione di Dnipro. Il fronte negoziale è fermo. L’unica effettiva conseguenza dei colloqui di Istanbul del 2 giugno è stato l’inizio dello scambio di prigionieri – sotto i 25 anni – tra Mosca e Kiev.
Kiev, nuovo drone V2U russo sceglie gli obiettivi con l’IA
Un nuove drone d’attacco russo, il V2U, è in grado di scegliere in modo autonomo il bersaglio da colpito grazie all’intelligenza artificiale: è quanto emerge da un rapporto dell’intelligence militare ucraina (Gur), secondo cui il velivolo senza pilota viene realizzato soprattutto con componenti di società straniere Secondo quanto scrive oggi Rbc-Ucraina, il V2U viene utilizzato nella direzione di Sumy, nell’Ucraina nord-orientale. La maggior parte dei componenti del V2U è di origine estera, afferma il rapporto. Il sistema di elaborazione del drone è basato su un minicomputer cinese Leetop A203, che utilizza un potente modulo sella società statunitense NVIDIA (il Jetson Orin) per l’analisi delle immagini e della designazione del bersaglio. Secondo l’intelligence, inoltre, tra i componenti chiave figurano un sensore giapponese Sony, un relè elettromagnetico della società svizzero-statunitense Te Connectivity prodotto in Irlanda, oltre a motori, servocomandi, unità di memoria SSD e telemetri realizzati in Cina.
Polonia alza caccia per ‘intenso’ attacco russo su ovest Ucraina
L’esercito polacco ha annunciato oggi di aver fatto decollare i propri aerei da combattimento a causa di un “intenso” attacco russo nell’Ucraina occidentale. “A causa dell’intenso attacco aereo della Federazione Russa sul territorio ucraino, aerei polacchi e alleati hanno iniziato a operare nello spazio aereo polacco questa mattina”, ha annunciato lo Stato maggiore polacco su X. “I caccia di servizio sono stati schierati a coppie e i sistemi di difesa aerea e di ricognizione radar basati a terra hanno raggiunto il massimo livello di allerta”, ha aggiunto specificando che queste azioni erano “di natura preventiva”. Questo tipo di schieramento è comune quando missili o droni russi prendono di mira le regioni dell’Ucraina occidentale al confine con la Polonia, paese membro della Nato.
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