Pamela Genini uccisa con più di 30 coltellate. La mamma: “Quel mostro deve pagare” – Notizie – Ansa.it

Pamela Genini uccisa con più di 30 coltellate. La mamma: “Quel mostro deve pagare” – Notizie – Ansa.it


“Ho paura. Questo è matto completamente…non so che fare”, scriveva alle 21.46. E sei minuti dopo: “Teso che faccio?”. E’ l’ultimo disperato messaggio inviato in chat, poco prima di essere uccisa, da Pamela Genini all’ex fidanzato e amico che era al telefono con lei, quando Gianluca Soncin ha fatto irruzione in casa sua la sera del 14 ottobre, usando una copia delle chiavi fatta di nascosto.
In pochi secondi il 52enne – che per oltre un anno ha minacciato di morte lei e sua madre, l’ha umiliata, picchiata, ha tentato di strangolarla e le ha puntato una pistola in pancia – l’ha colpita con oltre 30 coltellate. Prima che i poliziotti, arrivati subito dopo essere stati allertati dall’amico, riuscissero a buttar giù la porta dell’appartamento di via Iglesias, a Milano.
Secondo i primi esiti dell’autopsia, il numero di fendenti è superiore a quello emerso dagli accertamenti medico-legali di tre giorni fa, che riportavano 24 colpi. Almeno tre quelli letali nella zona del torace, ma serviranno comunque approfondimenti per capire se siano state inferte altre ferite mortali all’altezza del collo. “Faccio fatica a parlare, però vi dico che per tutto quello che ha fatto quel mostro a mia figlia deve pagare, ma pagare. L’ha fatta soffrire tanto”, ha detto la madre di Pamela, riferendosi a Soncin, che resta in carcere in isolamento, dopo che il gip Tommaso Perna ha confermato anche le cinque aggravanti contestate, tra cui premeditazione, crudeltà e stalking.
Lunedì prossimo, intanto, si terrà una riunione operativa tra l’aggiunta Letizia Mannella e la pm Alessia Menegazzo e investigatori della Polizia in vista di una raffica di acquisizioni per trovare riscontri alle dichiarazioni dell’ex fidanzato di lei, poi diventato amico fraterno. Oltre ai tabulati, la Procura diretta da Marcello Viola dovrà raccogliere tutta la documentazione che riguarda la lite avvenuta a Cervia, a casa di Soncin, nel settembre 2024. Lite dopo la quale la 29enne scappò da un’amica e andò all’ospedale di Seriate, perché lui le aveva rotto un dito.
Episodio su cui c’è un rapporto dei carabinieri, poi trasmesso ai colleghi della località balneare in provincia di Ravenna, ma non una denuncia di Pamela. Probabilmente per paura, perché già minacciata più volte, aveva minimizzato l’accaduto.
Pertanto il caso era stato declassato tra quelli non gravi. Ora i pm, però, puntano a ricostruire tutte le violenze di Soncin: dal tentativo di accoltellamento fino all’aggressione in un albergo dell’Isola d’Elba durante una vacanza, per citarne solo alcune. Oltre a scavare nella vita e negli affari del 52enne, con un arresto alle spalle, l’uso di cocaina e oppiacei “che prendeva in una farmacia di Cervia senza ricetta” e una denuncia per maltrattamenti sull’ex moglie (sarà sentita), si cercherà nel suo telefono e nei dispostivi sequestrati da analizzare con la formula dell’accertamento irripetibile.
Resta “l’amarezza”, come ha spiegato il gip, per il fatto che nessuna denuncia comparisse nei sistemi delle forze dell’ordine.
Anche quando la Polizia intervenne in via Iglesias il 9 maggio chiamata dalla stessa Pamela. Lei disse che non “era intenzionata a farlo entrare” nell’appartamento e che lo conosceva “da circa un anno in un rapporto di amicizia”.
L’annotazione riportava: “Da controllo tramite terminali in Banca dati Sdi, entrambi risultavano positivi, altresì non risultavano interventi pregressi e denunce-querele tra le parti”.
Rimane negli atti quell’ultima chat di terrore. Dalle 21.35 quando scriveva “Tesò ho paura ha fatto doppione chiavi mie e entrato ora in casa non so che fare chiama polizia”, fino a dieci minuti dopo, quando diceva “Ho paura ti rendi conto cosa ha fatto”. E alle 21.52 “Tesò Che faccio?”. E l’amico provava ancora a tranquillizzarla: “Sta arrivando la polizia li ho chiamati e sto arrivando pure io apri sotto che sono giù la polizia”.
Beffarde e agghiaccianti, infine, le indicazioni fornite da Soncin sulle sue generalità nel primo dei due interrogatori in cui non ha risposto. Come “dimora sino alla data di ieri 14 ottobre” ha indicato proprio la casa di Pamela e sulla sua professione ha fatto verbalizzare: “Lavoro presso l’azienda di mio padre ad Arzignano (Vicenza, ndr) non ricordo il nome e la stessa si occupa di lavorazione di pellame”.

 

 

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