Nelle riforme della Chiesa, “non siamo frettolosi e superficiali: scaviamo a fondo, liberi dai criteri del mondo, che troppo spesso pretende risultati immediati, perché non conosce la sapienza dell’attesa”. Sono indicazioni che tracciano la linea che intende dare al suo pontificato, quelle che arrivano da papa Leone celebrando questa mattina una speciale messa a san Giovanni in Laterano, “madre” e “capo” di tutte le chiese e che forniscono anche le chiavi di lettura del prossimo grande appuntamento lanciato da Leone.
Al compimento dei primi sei mesi di pontificato e quando si comincia a intravedere anche la conclusione del Giubileo, fissata per il 6 gennaio con la cerimonia di chiusura della Porta Santa, Leone convoca per il 7 e l’8 gennaio una riunione straordinaria di tutti i cardinali.
Il suo primo concistoro di fatto: quello che aveva presieduto il 13 giugno scorso, infatti, era stato poco più di una formalità per stabilire le date delle canonizzazioni di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis da riprogrammare dopo la morte di Francesco.
La riunione avverrà così all’indomani della conclusione dell’Anno santo quasi a voltare pagina rispetto a un anno che era già stato disegnato prima della sua elezione, compreso il viaggio in Turchia con la tappa a Nicea nell’anniversario dei 1700 anni dal Concilio, già nell’agenda di Francesco.
Ancora non si conoscono nel dettaglio i temi che Prevost vorrà affrontare con i 245 cardinali convocati, compreso il porporato che ha fatto un passo indietro dal conclave per sottoporsi al giudizio di secondo grado a suo carico, l’ex prefetto del Dicastero dei Santi, Angelo Becciu. Ma certamente Leone intende fare il punto sulle sfide, i problemi, le urgenze della Chiesa con i suoi confratelli cardinali in una assise che appare collocarsi parallelamente a quella sinodale, quasi a configurare un doppio binario di collegialità e corresponsabilità nella guida della Chiesa.
Se da un lato, infatti, papa Prevost intende portare avanti le riforme di Francesco, in primis quella appunto della chiesa sinodale come detto anche stamattina, (“comporta un cammino in salita, ma non bisogna scoraggiarsi”), dall’altro proprio simbolicamente dalla sede primaziale per i cristiani della basilica Lateranense, ha messo in guardia da “fretta e superficialità” invitando ad accettare che nel “cantiere” della comunità ecclesiale vi siano anche “soste, crisi e correzioni” senza però perdere “lo slancio” del rinnovamento.
Il concistoro sarà dunque un primo vero momento di confronto tra i cardinali che lo hanno eletto in conclave in cui riprendere insieme i temi essenziali all’insegna del leitmotiv dell’unità. Dettaglio non minore, il Papa che ha consentito la ripresa della messa in latino nella basilica di San Pietro, stamane ha anche però ammonito ad osservare una liturgia “sobria” e attenta alle diverse “sensibilità” nel segno di una “sapiente inculturazione”.
Intanto all’Angelus, dopo aver espresso vicinanza al popolo filippino colpito da un devastante tifone, è tornato a chiedere il “cessate il fuoco” in tutte le zone di guerra: “Se si vogliono davvero onorare i morti, troppo spesso bambini civili anziani e malati, ci si deve impegnare in vere trattative” di pace.
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