La Slovacchia ha votato nel ballottaggio delle presidenziali e ha scelto un alleato del premier nazionalista e filorusso Robert Fico come presidente per i prossimi cinque anni: si tratta dell’attuale capo del Parlamento, Peter Pellegrini, che ha sconfitto il candidato dell’opposizione, il diplomatico Ivan Korcok, accelerando la deriva populista del Paese dell’Europa orientale.
“Sosterrò un governo che possa contare su di me. Il presidente non rappresenterà più un centro di potere opportunistico. Voglio che la Slovacchia sia dalla parte della pace e non della guerra”: con implicito riferimento al capo di Stato uscente Zuzana Caputova e al conflitto in Ucraina, lo ha detto Peter Pellegrini, cui il 99% dello spoglio del ballottaggio delle elezioni presidenziali svoltesi ieri attribuisce il 53,55% dei voti a fronte del 46,44% andato al candidato dell’opposizione Ivan Korcok.
L’ex-ministro degli Esteri ha ammesso la sconfitta: “Sono sinceramente deluso e disincantato. Ma sono uno sportivo e rispetto il risultato. Esprimo la convinzione che Pellegrini sarà un presidente conforme alla Costituzione, indipendente e che agirà secondo le proprie convinzioni e non su ordini altrui”, ha detto Korcok con implicito ma chiaro riferimento al premier Robert Fico peraltro che si è complimentato con il vincitore incontrandolo di persona a Bratislava.
A Bratislava si è dunque formata una costellazione istituzionale tutta populista e crolla l’argine contro Fico rappresentato finora dalla presidente uscente Zuzana Caputovà, sua avversaria.
“Delle elezioni dipende il futuro orientamento del Paese”, aveva detto parlando al seggio il sessantenne Korcok che – sostenuto da tre partiti di opposizione – voleva tenere Bratislava nell’alveo europeo ed è fortemente a favore dell’Ucraina nella sua guerra di difesa dall’attacco russo.
Evidentemente consapevole della preoccupazione internazionale per le posizioni di Fico che per appellarsi a una pace con Mosca mette in causa l’integrità territoriale ucraina, il 48enne Pellegrini aveva sostenuto che il voto “non riguarda la direzione futura della politica estera” della Slovacchia e aveva assicurato: “garantisco che continueremo ad essere un membro forte dell’Ue” e della Nato.
La presidenza in Slovacchia è in gran parte cerimoniale, ma il capo di Stato può sempre porre il veto sulle leggi e nominare i funzionari chiave risultando ora, con Pellegrini, elemento di sostegno alle scelte di Fico. Secondo i suoi detrattori, il premier sta ‘orbanizzando’ il Paese con passi su magistratura, media e Russia che richiamano quelli compiuti da Viktor Orban in Ungheria. In carica dallo scorso ottobre, il governo composto dal partito Smer di Fico, dallo Hlas di Pellegrini e dalla piccola formazione di estrema destra Sns ha interrotto gli aiuti militari statali all’Ucraina.
Korciok, ministro degli Esteri del biennio 2020-2022, si era imposto a sorpresa al primo turno di due settimane fa con il 42,5% dei voti battendo Pellegrini, piazzatosi secondo con il 37,0%. Come previsto da alcuni analisti, decisivi dovrebbero essere risultati sostenitori dell’ex ministro della Giustizia Stefan Harabin, un nazionalista con posizioni filorusse e anti-Nato, che ha ricevuto l’11,7% dei voti ed è dunque riuscito a ribaltare la situazione.
Pellegrini è stato ministro nei precedenti governi di Fico e lo ha persino sostituito come capo del governo nel 2018: pur essendone stato rivale per un periodo, in un dibattito televisivo di campagna elettorale ha ammesso che “mi candido per salvare il governo di Robert Fico”.
L’elezione, anche se di misura, ha sancito che la maggioranza dei 4,3 milioni di elettori slovacchi sono soddisfatti della direzione presa dal Paese sotto il governo di Fico e non vogliono correggere le sue politiche sebbene siano contestate da manifestazioni delle ultime settimane: proteste innescate principalmente da modifiche al codice penale sospettate di voler tutelare l’entourage del premier e da una disputa sul controllo dell’emittente pubblica Rtvs, ma anche dalle restrizioni agli aiuti all’Ucraina.
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