L’avevano sfrattato perché non riusciva a pagare l’affitto, nonostante avesse un lavoro regolare, ma lui non si è arreso e per mesi ha cercato casa pubblicando annunci sui social. Nessuno gli ha però risposto e lui non ha detto nulla a nessuno e non ha chiesto aiuto, forse vergognandosi della sua situazione. Così non gli è rimasto che andare a vivere e dormire in un garage: dove è morto lunedì, forse stroncato dal freddo che potrebbe aver aggravato il problema cardiaco di cui soffriva.
L’ennesimo dramma sociale, che racchiude in sé le tante storture della società, si è consumato a Treviso e ha come protagonista e vittima Marco Marin, un 53enne originario di Santa Giustina in Colle, in provincia di Padova. Non un’immigrato clandestino né un senza fissa dimora ma un italiano come ce ne sono tanti, con un lavoro regolare e uno stipendio. Troppo basso però per pagare l’affitto.
I vigili del fuoco, allertati da colleghi e conoscenti, non lo avevano visto nei luoghi da lui normalmente frequentati, lo hanno trovato lunedì mattina nel garage, stroncato da un infarto mentre stava dormendo. Marin aveva addosso un pesante giubbotto e un berretto calcato in testa, tentativi evidenti di proteggersi dal freddo.
Il garage dunque, scomodo e non riscaldato, è stato probabilmente decisivo per provocare la crisi cardiaca, collegata forse anche a una patologia pregressa, che lo ha ucciso.
Della sua situazione erano all’oscuro i familiari e i conoscenti più stretti, ai quali forse per un senso di dignità Magrin non aveva voluto far conoscere la sua situazione. L’uomo aveva infatti pubblicato solo qualche annuncio sui social in cui informava di essere alla ricerca di un alloggio. Il sindaco di Treviso, Mario Conte, parla di una storia “che fa riflettere, molto triste” e che si sarebbe potuta affrontare se Magrin avesse trovato il coraggio di “rivolgersi ad una comunità e a istituzioni che a Treviso sono pronte a tendere una mano. Può succedere a tutti di cadere in un ambito di difficoltà – aggiunge il sindaco – ma è in questi casi che la nostra comunità deve confermarsi solidale. E’ importante che dei disagi si venga a conoscenza”.
L’episodio rimanda a un fatto per molti versi simile accaduto lo scorso anno, sempre a Treviso, quando a morire fu un cittadino indiano di 30 anni con regolare permesso di soggiorno.
Arrivato a Treviso da pochi giorni, si era rifugiato in un garage pubblico assieme ad altri stranieri ma, anche in questa circostanza, nella notte gelida del 4 dicembre, era stato stroncato da un infarto. Ancora, nel novembre scorso una trentina di profughi del Pakistan, che trascorrevano la notte nello stesso garage multipiano della città della Marca, erano stati fatti sgombrare e per questo avevano dato vita a una manifestazione di protesta di fronte alla prefettura. I posti letto erano alla fine stati individuati nella ex caserma Serena e negli spazi parrocchiali gestiti da un sacerdote, don Giovanni Kirschner, da sempre attivo in iniziative di accoglienza per stranieri e senzatetto.
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