Via libera della Consob al documento dell’offerta pubblica di scambio di Mps su Mediobanca. L’authority di Borsa ha approvato il prospetto che descrive i dettagli, i possibili scenari e gli effetti finanziari dell’ops annunciata dall’istituto senese all’inizio del 2025 e arrivata dopo sei mesi alla conclusione del suo iter autorizzativo. Un altro via libera è poi arrivato dall’Antitrust italiano che ha dato l’approvazione ‘incondizionata’ all’acquisizione del controllo di Piazzetta Cuccia.
Con il disco verde della Commissione – che non rappresenta un giudizio sull’operazione ma certifica la completezza del set informativo messo a disposizione degli investitori per arrivare a un giudizio fondato – è stato anche reso noto il calendario dell’offerta.
L’operazione partirà il 14 luglio e si concluderà l’8 settembre, restando sul mercato 40 giorni di Borsa aperta, il massimo consentito. L’allungo a settembre è stato suggerito a Siena dall’avvio dell’offerta in pieno periodo estivo e per dare modo al mercato di valutare i risultati della semestrale del Monte, in agenda il 5 agosto.
La prossima settimana Piazzetta Cuccia riunirà il cda per la sua valutazione conclusiva sull’operazione – pochi i dubbi che sarà negativa – alla luce degli elementi contenuti del documento d’offerta che Mps pubblicherà nelle prossime ore e dal quale si saprà anche se la banca guidata da Luigi Lovaglio ha subordinato l’efficacia dell’offerta a una soglia minima di adesione più bassa e irrinunciabile rispetto a quella (derogabile) del 66,7%. Mediobanca, con apposita istanza alla Consob, ha perorato la scorsa settimana che nel documento vengano rappresentatati gli effetti su utili, dividendi e capitale regolamentare del Monte in caso di scenari di adesione inferiori al 50%, che renderebbero impossibile accelerare l’utilizzo dei crediti fiscali (dta) – il valore atteso per i soci di Piazzetta Cuccia è di 1,2 miliardi – e rallenterebbero la realizzazione delle sinergie. L’obiettivo di Piazzetta Cuccia è rendere confrontabili le prospettive dell’integrazione con Siena e anche per questo ha presentato a fine settimana il piano stand alone che promette 4,9 miliardi di euro di dividendi al 2028.
Un piano che non ha registrato reazioni di mercato: anzi le azioni – dopo l’uscita di Mediolanum che ha venduto ai blocchi il 3,5% e ridotto il Patto all’8,1% – hanno segnato un calo, ridimensionando il premio che comunque il mercato si attende rispetto all’offerta iniziale e che ora viaggia su circa 600 milioni. Mediobanca continua a lavorare con il Leone anche all’operazione di acquisizione di Banca Generali, con l’assemblea rinviata al 25 settembre, nella convinzione di riuscire a coinvincere anche altri investitori, come Delfin, le casse previdenziali, i Benetton e Unicredit, che a giugno sarebbero stati restii a votare a favore dell’ops su Banca Generali. Una missione non semplice considerato che Delfin, che assieme a Caltagirone ha quasi il 30% di Mediobanca, è tra i principali promotori dell’offerta di Mps, e che alcune casse, come Enpam ed Enasarco, ma anche Unicredit, si sono schierate in passato con il fronte dell’imprenditore romano anche in Generali e Mps.
A Siena, che offre 2,533 azioni proprie per ogni azione Mediobanca, si ostenta piena fiducia nel successo dell’operazione, con cui si punta a creare un terzo polo bancario ben diversificato, integrando le competenze dei due brand nella banca commerciale, nell’investment banking, nel wealth management e nel credito al consumo. Con tassi di adesione sopra il 50%, che assicurano il controllo di diritto, la partita sarebbe virtualmente chiusa, mentre al di sotto di quella soglia il management di Mediobanca può provare a resistere anche alla richiesta di una revoca del cda sfidando Mps con la propria strategia.
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