La tassa di soggiorno è uno degli argomenti che nel bene e nel male fa scaldare gli animi, anche perché con la continua la corsa degli incassi si tratta ormai di un vero tesoro. E ancora di più lo sarà l’anno prossimo visto che nel decreto «anticipi» approvato ieri dal consiglio dei ministri entra anche la proroga per l’anno prossimo delle misure incrementali dell’imposta di soggiorno: il 30% del gettito extra sarà però girato al bilancio statale, con l’obiettivo di incrementare il fondo per l’inclusione delle persone con disabilità e di quello dedicato all’assistenza ai minori.
“Già il 2025 – spiega all’ANSA Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di Jfc – sarà un nuovo anno record per quanto riguarda gli incassi dell’imposta di soggiorno che raggiungeranno ben 1 miliardo 186 milioni, segnando un incremento significativo rispetto all’anno scorso, pari al +15,8%. Dalle prime rilevazioni e stime riferite al 2026, gli incassi relativi all’imposta di soggiorno, tra incrementi di tariffe, modifiche al regolamento con ampliamento dei periodi di applicazione dell’imposta e altre amministrazioni che la introdurranno, potrebbero toccare quota 1 miliardo 300 milioni”.
Sembra incredibile il boom dal 2011, primo anno di applicazione dell’imposta di soggiorno a livello nazionale, quando i 13 Comuni che l’applicarono incassarono 77 milioni di euro. Da lì partì una crescita vorticosa fermatasi solo nel 2020-21 quando la pandemia fece incassare solamente 192 milioni e 263 milioni riesplosa già nel 2022 con 628 milioni.
La notizia dell’ulteriore aumento non fa contenti tutti. A cominciare dall’Anci che il tramite il presidente Gaetano Manfredi attacca: “Esprimiamo la nostra contrarietà in merito. Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell’imposta di soggiorno anche per il 2026, ci preoccupa la disposizione che prevede di destinare una quota dell’eventuale gettito aggiuntivo alle coperture delle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabili. Ciò che il governo propone ci sembra una ‘soluzione tampone’ e incerta nel quantum che scarica sui bilanci comunali una spesa che spetta allo Stato”, aggiunge.
Secondo la deputata Silvia Roggiani della presidenza del gruppo del Partito democratico alla Camera: “Il turismo crea ricchezza che finisce allo Stato – aggiunge la deputata Pd – mentre ai Comuni restano i costi e gli effetti dell’overtourism. La tassa di soggiorno dovrebbe servire a compensare questi squilibri, ma il governo Meloni sceglie di metterci le mani sopra, sottraendo il 30% delle risorse per finanziare spese che dovrebbero essere già coperte dal bilancio statale, come l’assistenza ai minori non accompagnati”. La vice capogruppo del Pd alla Camera, Simona Bonafè, aggiunge “è un grave errore che il governo sottragga risorse ai Comuni, destinate a servizi e sviluppo dei territori, per finanziare politiche sociali che dovrebbero essere garantite direttamente dallo Stato”.
Molto contrari anche gli operatori turistitici. “Un provvedimento assurdo in un Paese in cui la domanda interna ristagna, il livello di tassazione resta tra i più elevati d’Europa e il turismo chiuderà la stagione in positivo principalmente grazie alle presenze estere. Anche una misura inattesa, visto che erano in corso discussioni sul tema con le parti sociali. L’imposta di soggiorno diventa così, definitivamente, una tassa sui turisti, una sorta di addizionale sulle presenze, e non uno strumento per migliorare la qualità dell’offerta e delle destinazioni” tuona Vittorio Messina di Assoturismo Confesercenti che ricorda che la tassa “era nata come imposta di scopo, destinata a finanziare investimenti turistici e interventi di valorizzazione dei territori ma dii questi investimenti, finora, se ne sono visti pochissimi”.
“Il Giubileo è alle battute finali – spiega Federalberghi – ma la fame di denaro dei Comuni e dello Stato continua a galoppare. La categoria degli albergatori sottolinea da sempre l’importanza di assicurare che una parte del gettito della suddetta imposta sia destinata alla riqualificazione delle imprese turistiche e indirizzata a contenere gli oneri amministrativi ed economici che gravano sulle imprese turistiche incaricate della riscossione dell’imposta”.
Parere negativo anche dal Codacons secondo cui “qualsiasi aumento della tassa di soggiorno si tradurrebbe in un enorme regalo per i Comuni e in un danno per il turismo”. I consumatori sottolineanbo come manchi “del tutto la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse, con il rischio che i proventi della tassa siano utilizzati dagli enti locali per coprire buchi di bilancio, in violazione della normativa di settore.
Anci, imposta di soggiorno non può diventare bancomat
“Esprimiamo la nostra contrarietà in merito alla norma inclusa nel recente decreto-legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Pur apprezzando la proroga dei limiti massimi dell’imposta di soggiorno anche per il 2026, ci preoccupa la disposizione che prevede di destinare una quota dell’eventuale gettito aggiuntivo alle coperture delle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabili”. Così in una nota il presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi. “Ciò che il governo propone ci sembra una ‘soluzione tampone’ e incerta nel quantum che scarica sui bilanci comunali una spesa che spetta allo Stato”, aggiunge.
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