Trump frena sui Tomahawk e rilancia sui test nucleari – Notizie – Ansa.it

Trump frena sui Tomahawk e rilancia sui test nucleari – Notizie – Ansa.it


Dall’Air Force One di ritorno da Mar-A-Lago, Donald Trump spegne definitivamente le speranze ucraine di ricevere i Tomahawk ‘made in Usa’: “Non stiamo valutando” di fornirli a Kiev, ha chiarito il tycoon che intanto insiste a mostrare i muscoli ai suoi avversari, confermando la sua decisione di riprendere i test nucleari. “Anche la Russia e la Cina testano, ma non ne parlano”, ha poi accusato il presidente americano intervistato da Cbs. “Non si sa necessariamente dove, eseguono test molto sotterranei”. Pronta la smentita di Pechino, che rivendica di aver “sempre aderito alla strada dello sviluppo pacifico” e “rispettato il suo impegno a sospendere i test”.

 

La svolta trumpiana sulla politica atomica americana ha portato con sé una scia di polemiche che il segretario all’Energia americano Chris Wright ha provato a disinnescare, chiarendo che i test non comporteranno esplosioni nucleari, ma coinvolgeranno “le altre parti di un’arma nucleare” per garantirne il corretto funzionamento. Ma nonostante le dichiarazioni, lo spettro del ritorno ai peggiori giorni della Guerra Fredda aleggia ormai tra i precari equilibri geopolitici, messi a dura prova dalle tensioni sull’Ucraina, dove la pace resta lontana.

Alla Cbs, Trump si è vantato di “aver messo fine a otto guerre” finora. E “sta funzionando anche con Putin, io penso”, ha rivendicato il tycoon. La vera domanda è a quale prezzo per Kiev: con i Tomahawk ormai archiviati, Volodymyr Zelensky potrà contare sugli Storm Shadow-Scalp, dei quali il Regno Unito ha recentemente consegnato a Kiev un nuovo lotto, stando all’agenzia Bloomberg. Ma l’urgenza di alzare il livello dell’aiuto militare occidentale si mostra chiara dalle notizie preoccupanti che si rincorrono dal fronte di Donetsk. Il ministero della Difesa russo continua a rivendicare la costante avanzata delle sue truppe a Pokrovsk, dove ha affermato di aver respinto i tentativi ucraini di liberarsi da un accerchiamento che Kiev continua a negare, parlando anzi di buoni risultati a nord della città: “Grazie alle azioni coordinate delle Forze di Difesa, l’espansione della presenza russa in questa zona è stata fermata. E al nemico è stato impedito di tagliare la strada che collega Pokrovsk a Rodynske”, hanno affermato i militari ucraini. E per alleggerire la pressione sulla città, le truppe di Kiev hanno intensificato le operazioni su Dobropillia, a nord di Pokrovsk, avanzando fino a “riconquistare 188 chilometri quadrati controllati dalle forze russe e altri 250 chilometri quadrati” non controllati da nessuna delle due parti. Nel frattempo, prosegue la campagna per spegnere le fonti energetiche russe: dopo Tuapse, le forze ucraine hanno colpito la raffineria di petrolio di Saratov, provocando un incendio, stando ai media.

I magri risultati di Kiev non riescono tuttavia a mitigare l’amara realtà della situazione generale sul fronte orientale: secondo un’analisi condotta dall’Afp sui dati dell’Institute for the Study of War (Isw), l’esercito russo ha guadagnato costantemente terreno a ottobre, conquistando almeno 461 chilometri quadrati di Ucraina: Mosca ora controlla l’81% della regione di Donetsk. Se dovesse cadere, Pokrovsk rappresenterebbe la più importante conquista territoriale russa in Ucraina da quando i russi hanno conquistato la città in rovina di Avdiivka all’inizio del 2024, dopo una delle battaglie più sanguinose della guerra. E potrebbe fornire alle forze di Putin lo spazio per avanzare verso Kramatorsk e Sloviansk, le due più grandi città ancora controllate dall’Ucraina nel Donetsk. Portando lo zar a un passo dal suo obiettivo di conquistare l’intero Donbass. 

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