Donald Trump vola in Asia lasciandosi alle spalle le polemiche domestiche scatenate dalle demolizione della East Wing della Casa Bianca, dal pugno duro contro l’America Latina e dallo shutdown. Il tour diplomatico di cinque giorni lo porta in Malesia, Giappone e Corea del Sud, dove a margine dei lavori dell’Apec avrà giovedì il tanto atteso incontro con il presidente cinese Xi Jinping.
Per spianare la strada al faccia a faccia fra i due leader – il primo nel secondo mandato di Trump e il primo dal 2019 – il segretario al Tesoro Scott Bessent ha già incontrato il vicepremier cinese He Linfeng a Kuala Lumpur. L’appuntamento al Merdeka 118, il secondo grattacielo più alto al mondo, è durato cinque ore e mezzo. I colloqui sono stati “molto costruttivi”, è stato lo stringato resoconto del Tesoro americano, mentre la delegazione cinese non ha rilasciato dichiarazioni.
Gli incontri proseguiranno con l’obiettivo di disinnescare quella che potrebbe essere la ‘bomba a orologeria’ di una guerra commerciale fra le due superpotenze economiche. Dopo le intese dei mesi scorsi, la tensione fra Washington e Pechino è tornata a salire nelle ultime settimane con l’imposizione da parte della Cina di una stretta sulle esportazioni di quelle terre rare di cui gli Stati Uniti sono affamati. Una decisione che ha scatenato l’ira di Trump, spintosi a minacciare ulteriori dazi del 100% sui prodotti cinesi dall’1 novembre.
Con Xi “abbiamo molte cose di cui parlare”, ha detto Trump mostrando un certo ottimismo. “Sarà un buon incontro”, ha aggiunto fiducioso prevedendo che la Cina dovrà “fare concessioni e immagino che anche noi dovremo farle”.
Al centro dei colloqui ci saranno probabilmente anche le nuove sanzioni americane contro Lukoil e Rosneft, colpite per ridurre i finanziamenti alla macchina da guerra contro l’Ucraina. Pechino è uno dei maggiori clienti dei due giganti russi ed è legata a Mosca da un’ ‘amicizia senza limiti’, come professato da Vladimir Putin e Xi. La posta in gioco nell’incontro fra i due leader è alta per Washington e Pechino, ma anche per l’economia mondiale.
Una guerra a commerciale a tutto campo avrebbe infatti pesanti effetti sul resto del mondo, a partire dall’Asia dove le due superpotenze si contendono la supremazia. Scossi dai dazi di Trump e da una Cina che non sembra mostrare alcuna volontà di ammorbidire le sue posizioni, gli alleati asiatici degli Stati Uniti – a partire dal Giappone e della Corea del Sud – cercano da Trump rassicurazioni in termini di sicurezza soprattutto di fronte alla minaccia della Corea del Nord.
“Mi piacerebbe incontrare Kim Jong Un” durante il viaggio, ha ammesso Trump puntando a stringere accordi con i partener asiatici sulle terre rare cos’ da diversificare la catena di approvvigionamento americana. A Tokyo il presidente americano incontra Sanae Takaichi, la pupilla di Shinzo Abe e la prima donna premier del Giappone. “Ho sentito grandi cose su di lei. Mi piace molto e io le piaccio molto. E’ un buon segno”, ha osservato il presidente.
Nella prima tappa in Malesia, Trump partecipa a bilaterale con il premier Anwar Ibrahim. L’agenda della prima giornata ha subito dei cambiamenti a causa della morte della regina madre di Thailandia, che ha costretto il premier thailandese a ritardare la partenza per Kuala Lumpur, dove avrebbe dovuto firmare l’accordo di pace con la Cambogia alla presenza di Trump. A caccia del Nobel che quest’anno gli è sfuggito, il presidente americano – secondo indiscrezioni – ha accettato di andare in Malesia solo a patto di presenziare alla firma di quello che ha già ribattezzato il ‘Kuala Lumpur Accord’, raggiunto – è la convinzione della Casa Bianca – solo grazie a Trump ‘pacificatore’ che ha aiutato già a mettere fine a “otto” conflitti da quando si è insediato.
Reuters: ‘Gli Usa studiano l’uso degli asset russi congelati’
Gli Stati Uniti hanno espresso all’Europa il loro sostegno all’utilizzo da parte dell’Ue degli asset russi congelati per acquistare armi americane per l’Ucraina, e hanno avviato una riflessione interna sulla possibilità di fare leva sui beni russi negli Usa per sostenere l’Ucraina. Lo riporta Reuters online citando alcune fonti, secondo le quali l’amministrazione Trump non esclude il ricorso ad altre sanzioni contro la Russia per colpire settori chiave dell’economia, quali le banche e le infrastrutture del petrolio, nel caso in cui Vladimir Putin continui a rimandare la fine della guerra.
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