Trump: ‘La Cisgiordania non sarà annessa’. Ma Netanyahu frena – Notizie – Ansa.it

Trump: ‘La Cisgiordania non sarà annessa’. Ma Netanyahu frena – Notizie – Ansa.it


L’altolà arriva un’altra volta da Donald Trump: Israele non annetterà la Cisgiordania, se lo facesse “perderebbe tutto il sostegno” degli Stati Uniti, perché – ha spiegato lo stesso presidente americano – “ho dato la mia parola ai Paesi arabi”, in occasione delle trattative per raggiungere il cessate al fuoco a Gaza. Anche se poi il tema dell’annessione di quella parte di territori palestinesi non era più stato evocato nei 20 punti del piano Usa, per la Casa Bianca è una linea rossa che Benyamin Netanyahu non deve oltrepassare.

 

“Sarebbe una minaccia alla pace”, ha avvertito il segretario di Stato americano Marco Rubio prima di partire per il Medio Oriente, in un viaggio che segue quello di Steve Witkoff, Jared Kushner e Jd Vance, intenzionati ad assicurarsi che il cessate il fuoco con Hamas regga a provocazioni e ritardi. A costringere l’intera amministrazione Usa a ribadire che la Cisgiordania non potrà essere annessa era stato il voto preliminare della Knesset a due proposte di legge per estendere la sovranità israeliana a quella che Israele chiama Giudea e Samaria. Ma il monito è bastato perché Netanyahu facesse un passo indietro e bloccasse l’iter parlamentare del progetto, definendo quel voto “una deliberata provocazione politica da parte dell’opposizione per seminare discordia durante la visita del vicepresidente Vance”. Il numero due della Casa Bianca era infatti rimasto “molto stupito”, se non addirittura “offeso”, dall’accelerazione della proposta di legge proprio mentre si trovava in Israele, definendola “uno stupido esercizio politico”. “Il Likud e i partiti religiosi (i principali membri della coalizione) – si è quindi affettato a chiarire l’ufficio del primo ministro – non hanno votato a favore di questi progetti di legge, fatta eccezione per un membro scontento del Likud”, Yuli Eldestein, “che è stato recentemente licenziato dalla presidenza di una commissione della Knesset”.

 

“Senza il sostegno del Likud – ha dunque assicurato Netanyahu – è improbabile che queste proposte di legge vengano approvate”. L’iniziativa alla Knesset, promossa dal parlamentare Avi Maoz del partito di estrema destra Noam, è stata condannata anche da diversi Paesi arabi e musulmani, tra cui Egitto, Qatar e Turchia, garanti con gli Stati Uniti dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. E dall’Arabia Saudita che Trump vorrebbe inserire negli Accordi di Abramo, fiore all’occhiello del suo primo mandato, entro la fine dell’anno. Accordo di normalizzazione con Israele che fa storcere il naso al ministro di estrema destra Bezalel Smotrich se questo dovesse comportare la nascita di uno Stato palestinese. “Continuate pure a cavalcare cammelli nel deserto”, ha detto Smotrich, costretto poi a scusarsi con Riad. Nella lunga intervista al Time il presidente americano è poi tornato sul dopo guerra nella Striscia, annunciando che andrà a Gaza per presiedere il Board of Peace previsto dal suo piano, anche se “non avrebbe voluto”. Non ha escluso di richiedere a Israele il rilascio di Marwan Barghouti, figura di spicco di al Fatah in carcere da 20 anni e ritenuto in grado di unire i palestinesi (“devo prendere una decisione”, ha detto il tycoon) e lasciato intendere un’uscita di scena del presidente dell’Anp Abu Mazen pur ritenendolo un uomo “ragionevole”.

 

Nelle stesse ore la tv egiziana Al Qaera News ha fatto sapere di un incontro al Cairo tra le delegazioni delle due fazioni palestinesi rivali, Fatah e Hamas, proprio “per discutere della situazione nazionale generale e degli accordi postbellici”, mentre il movimento al potere nella Striscia deve ancora adempiere alla sua parte di accordo: consegnare tutti i corpi degli ostaggi uccisi e deporre le armi. Sul disarmo punto, oltre alla reiterata minaccia di annientamento da parte di Trump, Vance ha affermato che sarà tra i compiti della futura Forza di stabilizzazione internazionale ancora da costituire. E per la quale gli Stati Uniti, ha riferito Rubio, stanno valutando la possibilità di richiedere un mandato dell’Onu.

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