Trump, potrei mandare Tomahawk a Kiev se guerra non risolta ++
‘Potrei dirlo a Putin. Ucraina ha bisogno di Patriot’
NEW YORK
“Potrei dover parlare con la Russia sui Tomahawk per l’Ucraina” e dire al presidente Vladimir Putin che, se la guerra non è risolta, potrei inviarli a Kiev: i Tomahawk sarebbero “un nuovo atto di aggressione”. Lo ha detto Donald Trump, secondo quanto riportato dai media americani. “Potrei o non potrei inviarli”, ha osservato Trump. L’Ucraina, ha aggiunto, ha disperatamente bisogno di Patriot. Il presidente ha quindi aggiunto di aver avuto oggi una buona conversazione telefonica con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Gli occhi della comunità internazionale in queste ore sono puntati sul Medio Oriente, ma Volodymyr Zelensky prova a tenere alta l’attenzione degli alleati anche sulla sua guerra. Il leader ucraino ha sentito per la seconda volta in due giorni Donald Trump ed ha parlato con Emmanuel Macron. La richiesta, pressante, è sempre quella: più sistemi di difesa antiaerea e più missili, con un’attenzione particolare ai vettori di lungo raggio, per contrastare l’offensiva russa.
L’obiettivo di Kiev è sfruttare l’onda emotiva dell’inquilino della Casa Bianca, che sembra essersi stancato delle promesse di pace non mantenute da Vladimir Putin. L’ultimo indizio in questa direzione lo fornisce il Financial Times: gli ucraini hanno ricevuto informazioni di intelligence Usa per colpire le risorse energetiche russe. “Ho appena parlato con Potus” ed “anche questa conversazione è stata molto produttiva”, ha fatto sapere Zelensky nel primo pomeriggio dai suoi canali social. In questa occasione sono state approfondite le questioni sollevate nel colloquio delle 24 ore precedenti, che riguardano “tutti gli aspetti”, ha spiegato il presidente ucraino. A partire soprattutto dal “rafforzamento delle nostre capacità nella difesa aerea, nella resilienza e nelle capacità a lungo raggio”. Sulla linea Washington-Kiev, quindi, sarebbe stata approfondita l’apertura di Trump all’invio all’alleato dei missili Tomahawk, con una gittata di circa 2500 chilometri e capaci quindi di moltiplicare le opzioni di attacco ucraine. Di analogo tenore il colloquio con il presidente francese. “L’ho informato delle nostre esigenze prioritarie, in primo luogo i sistemi di difesa aerea e i missili”, ha spiegato Zelensky, sottolineando che “la Russia ora sta sfruttando il momento”, dal “Medio Oriente” alle “questioni interne di ogni Paese” (vedi proprio la crisi politica che scuote l’Eliseo), per condurre attacchi contro l’Ucraina “sempre più vili”.
Per far fronte all’esigenza di nuove armi, Kiev sta lavorando con Parigi “per espandere l’iniziativa Purl”, con i Paesi della Nato che acquistano armi americane da girare all’Ucraina. Il possibile arrivo negli arsenali ucraini dei Tomahawk è motivo di “grave preoccupazione” per il Cremlino, che tuttavia ha puntualizzato: “E’ un’arma importante, che può essere in configurazione convenzionale o nucleare, ma allo stesso tempo non può cambiare la situazione sui fronti”, ha fatto sapere Dmitry Peskov in un’intervista ad un media russo. Rispedendo ancora una volta al mittente le accuse di non voler negoziare: “Viviamo un momento drammatico di escalation con tensioni da tutte le parti”, di fronte a cui “la parte russa continua a dichiarare di essere pronta per una soluzione pacifica”, ed “anche Trump parla della necessità di sedersi al tavolo”, mentre invece “gli europei e il regime di Kiev dimostrano una totale riluttanza al riguardo”. Trump in realtà nell’ultimo periodo ha abbandonato i toni concilianti nei confronti di Putin ed anzi ha fatto sapere che potrebbe aumentare le sanzioni contro Mosca.
E sul piano militare è emerso che il sostegno di intelligence alle operazioni ucraine “si è intensificato da metà estate”: per colpire la principale fonte di ricchezza russa, l’energia, “comprese le raffinerie di petrolio situate ben oltre la linea del fronte”. Raid che, secondo il Ft, “hanno fatto schizzare alle stelle i prezzi dell’energia in Russia e costretto Mosca a tagliare le esportazioni di gasolio e a importare carburante”. In risposta agli attacchi in territorio russo, l’Armata sta intensificando le operazioni di terra nell’epicentro del conflitto, il Donbass. Tanto che le autorità locali ucraine hanno ordinato l’evacuazione dei civili da alcune parti della città di Kramatorsk, perché le truppe d’invasione si trovano a meno di 20 chilometri di distanza. La città nel Donetsk, che prima della guerra aveva quasi 150.000 abitanti, molti dediti all’estrazione del carbone, è stata un simbolo della resistenza per oltre un decennio, respingendo il nemico anche all’inizio del conflitto nel 2022.
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