Da settimane alla Nato molti alleati rumoreggiano, insoddisfatti per l’insufficiente “condivisione del peso” quando si tratta di aiutare militarmente l’Ucraina. Nordici, Baltici, Polonia, Germania, Olanda. Ad aprire il portafoglio sono sempre i soliti noti. E lo si è visto anche quando il segretario generale Mark Rutte ha lanciato, a luglio, l’iniziativa PURL (Prioritised Ukraine Requirements List) per acquistare in via prioritaria le armi dagli Stati Uniti.
Ebbene. Le rimostranze sono arrivate all’orecchio del segretario di Stato della Guerra Pete Hegseth e la reazione, dal cuore brussellese dell’Alleanza, è stata energica: “PURL è un meccanismo fondamentale per raggiungere la pace in Ucraina e tutti i Paesi seduti a questo tavolo devono contribuire, senza scrocconi”. Secondo il capo del Pentagono, d’altra parte, contribuire a PURL è un modo come un altro per confermare l’impegno preso all’Aja a portare le spese per la difesa al 5%.
“Oggi abbiamo concordato d’intensificare ulteriormente il rafforzamento della nostra capacità di agire sugli impegni assunti per investire maggiormente nella difesa”, ha non a caso dichiarato Rutte in conferenza stampa.
Le parole di Hegseth devono comunque aver fatto miracoli perché, se all’inizio della ministeriale Nato si contavano solo sei alleati tra i contributori di PURL, alla fine della giornata, stando a Rutte, il numero era salito a 16. E ci sono numeri ancora da calcolare e capitali da individuare, al di là di altri soliti noti come Finlandia ed Estonia, che hanno annunciato la collaborazione tra un gruppo di Paesi del nord per un pacchetto.
Palpabile l’imbarazzo del britannico John Healey (che insieme al collega tedesco Boris Pistorius ora presiede il Gruppo di contatto per l’Ucraina, sinora il club principale per raccattare donazioni) quando ha dovuto ammettere l’assenza del Regno Unito da PURL. “Stiamo valutando con attenzione se partecipare, con altri partner europei e non, ma voglio ricordare che quest’anno forniremo la cifra più alta di sempre, in termini di aiuti a Kiev, e certe cose che facciamo le facciamo solo noi”, ha detto a denti stretti Healey in conferenza stampa, dopo aver ricordato l’approvazione di un nuovo round di sanzioni d’oltre Manica.
Pure Francia, Italia e Madrid al momento sono non pervenuti. Berlino, invece, con grande furbizia ha eliminato la pratica già lo scorso agosto con un assegno da 500 milioni. Pistorius ha sfoggiato la cifra enorme di 9 miliardi l’anno stanziata per l’Ucraina, già prevista pure per il 2026, e ha annunciato che la Germania è pronta a partecipare al progetto prioritario Ue dello Scudo Aereo come nazione guida.
La Commissione, infatti, si accinge a presentare l’attesa Roadmap sulla difesa e – a quanto apprende l’ANSA – tra le proposte figurano quattro progetti d’importanza strategica (flagship): ovvero “l’European Drone Defence Initiative (che sostituisce la dicitura Drone Wall), l’Eastern Flank Watch, l’European Air Shield e il Defence Space Shield”.
Non solo. La Roadmap prevede inoltre che gli Stati membri “colmino collettivamente” le loro carenze militari entro il 2030, istituiscano delle “coalizioni di capacità” in tutte le aree prioritarie già concordate e decidano quali saranno “i Paesi capofila e i paesi co-capofila e definiscano “i rispettivi piani di attuazione fino al 2030”. Il tutto “entro il primo trimestre del 2026”.
In aggiunta dispone che “almeno il 40% degli appalti nel settore della difesa” prendano la forma di “appalti congiunti entro la fine del 2027”. Il ministro della Difesa ucraino Denys Shmyhal, pur ringraziando i partner, ha chiesto che il più alto numero possibile di Paesi prenda parte a PURL, lasciando intendere come il prossimo anno possa evolvere ulteriormente verso uno strumento per stilare “mega accordi”.
Bocca cucita, invece, sul capitolo Tomahawk: ne parleranno Zelensky e Trump alla Casa Bianca, ma Kiev non fa mistero di volerli e molti alleati la sostengono. Lo stesso Hegseth ha usato un tono ben diverso dal passato. “Se non ci sarà alcuna via verso la pace nel breve termine, allora gli Stati Uniti, insieme agli alleati, adotteranno le misure necessarie per imporre alla Russia dei costi per la sua continua aggressione”, ha notato. “E se dovremo compiere questo passo, il Dipartimento della Guerra è pronto a fare la sua parte in modi che solo gli Stati Uniti possono fare”.
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