“Ripetizioni per chi la storia l’ha studiata nei manuali del pd”. Inizia così un lungo post di Roberto Vannacci, europarlamentare e vicesegretario della Lega che su facebook ripercorre, a suo modo, l’ascesa del fascismo in Italia, attirandosi una dura replica da parte di esponenti Dem che lo accusano di ‘revisionismo’ e di ‘riscrittura superficiale’ della storia.
“Il 15 maggio 1921 – scrive Vannacci – Benito Mussolini viene eletto in Parlamento con i Fasci italiani di combattimento. Fu il terzo deputato più votato d’Italia. La Marcia su Roma non fu un colpo di stato ma “poco più di una manifestazione di piazza” (Francesco Perfetti – storico). Il Regio Esercito, agli ordini del re, aveva tutte le possibilità di fermare la marcia su Roma ma Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato d’assedio e, il 29 ottobre, convocò Mussolini a Roma (che giunse comodamente in treno da Milano) incaricandolo di formare un governo di coalizione. Il 17 novembre 1922 l’esecutivo formato da Mussolini (composto non solo da fascisti, ma anche da liberali, popolari e nazionalisti) ottenne la fiducia della Camera dei Deputati con 306 voti favorevoli, 116 contrari e 7 astenuti. Così, fu possibile per Mussolini – sottolinea sempre Vannacci citando lo storico Francesco Perfetti – ‘giungere al potere in maniera formalmente legale (….)”.
“Il fascismo, almeno fino alla metà degli anni Trenta, esercitò il potere attraverso gli strumenti previsti dallo Statuto Albertino, cioè all’interno dell’ordinamento giuridico del Regno d’Italia. Tutte le principali leggi — dalla riforma elettorale del 1923 alle norme sul partito unico, fino alle stesse leggi del 1938 — furono approvate dal Parlamento e promulgate dal Re, secondo le procedure previste dalla legge”.
Nel post l’esponente della Lega allega la foto di tre libri di Renzo de Felice, tra i maggiori studiosi del fascismo ‘Mussolini il rivoluzionario’ e poi ‘Mussolini il fascista’, storia divisa in due volumi.
Immediata la replica da parte di esponenti Dem. “Le parole di Roberto Vannacci sul Ventennio fascista sono l’ennesimo, grave tentativo di riscrivere la storia in modo arbitrario, selettivo e disonesto. Il fascismo non fu un episodio legale o moderato, come lascia intendere il generale, ma un regime autoritario che cancellò la democrazia, represse la libertà di stampa, sciolse i partiti, perseguitò gli oppositori e promulgò le infami leggi razziali del 1938. Vannacci dimentica, o finge di dimenticare, le leggi fascistissime del 1925-26, che distrussero ogni libertà costituzionale, l’omicidio Matteotti, che segnò l’inizio della dittatura vera e propria, e la legge Acerbo, che truccò la rappresentanza parlamentare aprendo la strada al regime totalitario”, afferma Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.
“Questi – prosegue – non sono dettagli, ma i pilastri di un ventennio di violenza, censura e terrore di Stato. È inaccettabile che un rappresentante delle istituzioni, un europarlamentare e vicesegretario di un partito di governo parli in questo modo. Un potere nato dalla violenza e dalla paura, mantenuto con la repressione e sfociato nelle leggi razziali e nella guerra, non può essere giustificato in alcun modo e neppure rimpianto: è stato una dittatura. Chiediamo al ministro Giuseppe Valditara di chiarire se considera condivisibile la lettura del fascismo di Vannacci e se ritiene che i libri di storia vadano riscritti in tal senso. Inutile domandarsi se sia normale che in questa coalizione di governo faccia parte chi ancora ha problemi a definirsi apertamente antifascista. Non si può rappresentare le istituzioni repubblicane e, allo stesso tempo, riabilitare chi distrusse le fondamenta della democrazia liberale. La storia non si riscrive con i post su Facebook. La storia si studia nei documenti, nei fatti, nelle testimonianze delle vittime. E i fatti dicono che il fascismo è stato violenza, censura, persecuzione e guerra. Chi oggi lo minimizza o lo giustifica non difende la libertà, ma la insulta”.
“Ma perché è così importante per Vannacci provare a riabilitare il fascismo? – si chiede la senatrice Dem Simona Malpezzi – Nessuno critica gli scritti di De Felice, sappiamo benissimo dove e come contestualizzarli nell’ambito storiografico, ma pensare di poter riscrivere la storia così sanguinosa del nostro Paese in un modo
così superficiale è quantomeno indecente se non pericoloso. Vannacci vuole riscrivere anche la Costituzione? La verità è che Vannacci non ha un’idea che sia una su questo paese, dall’economia alla sanità e sa che l’unico triste e ignobile modo per far parlare di sè è riabilitare una sanguinosa dittatura. Dispiace per la Lega che è finita ad inseguire un tale personaggio in cerca d’autore oltretutto lontano anni luce dai militanti leghisti storici”.
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