Varsavia ha convocato l’ambasciatore israeliano dopo l’uccisione di 7 operatori di World Central Kitche (Wck) ieri a Gaza, tra i quali un cittadino polacco. Lo rende noto il ministero. Stamattina il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha dichiarato che l’attacco e la reazione di Israele all’attacco stanno mettendo “alla prova” la solidarietà con questo Paese.
Il premier Benyamin Netanyahu “ha detto che ‘questo accade in guerra’, ma gli attacchi aerei sul nostro convoglio non sono stati solo uno sfortunato errore accaduto nella nebbia del conflitto: si tratta di un attacco diretto contro veicoli chiaramente segnalati i cui movimenti erano noti a l’Idf. Il cibo non è un’arma di guerra“. E’ quanto sottolinea lo chef Jose Andres fondatore di World Center Kitchen, l’ong per cui lavoravano i sette operatori umanitari uccisi ieri da un raid israeliano, spiegando che “il governo israeliano dovrebbe smettere di uccidere civili e operatori umanitari e iniziare il lungo viaggio verso la pace”.
“Nelle peggiori condizioni, dopo il peggiore attacco terroristico della sua storia, è giunto il momento che il meglio di Israele appaia: dovrebbe aprire vie terrestri per l’introduzione di cibo e medicine”, prosegue Andres in una conversazione con il media israeliano Ynet. “Conosciamo gli israeliani, nel loro cuore sanno che il cibo non è un’arma di guerra. Israele è migliore del modo in cui viene condotta questa guerra. È migliore che negare cibo e medicine ai civili”, insiste lo chef.
“Sumi Francom, Damian Sobol, Jacob Flickinger, Saif ad-Din Issam Eyad Abotha, John Chapman, James Kirby e James Henderson – agiunge citando i nomi delle sette vittime – hanno rischiato tutto per l’attività umana più elementare di tutte: condividere il nostro cibo con gli altri. Il loro lavoro si basava su una semplice convinzione: che il cibo è un diritto umano universale. Non chiediamo a quale religione appartieni. Ti chiediamo solo di quanti pasti hai bisogno”, prosegue ricordando l’attività di Wck che a Gaza ha portato, finora, “più di 43 milioni di pasti e preparato cibi caldi in 68 cucine comunitarie “dove i palestinesi danno da mangiare ai palestinesi”.
Un episodio frutto “della violenza insensata” che investe la Striscia di Gaza. Così la famiglia del 47enne britannico James Kirby, fra le sette vittime, commenta oggi l’accaduto in una dichiarazione scritta trasmessa alla Bbc dopo l’identificazione di tutte le persone uccise nell’attacco.
Nel testo i familiari di Kirby – un militare in congedo che con due colleghi si era unito alla spedizione di Wck nella Striscia, con compiti di sicurezza – si dicono “assolutamente straziati” per la morte del loro congiunto e degli altri “sei individui che ieri hanno tragicamente perduto la loro vita”. E, dopo aver sottolineato “la violenza insensata” in atto, affermano che James merita di essere “ricordato come un eroe”.
“Quello che vediamo a Gaza è una catastrofe umanitaria. Condanniamo l’attacco agli operatori umanitari e accogliamo il fatto che Israele ha detto che indagherà sull’accaduto. Allo stesso tempo accogliamo gli sforzi della Gran Bretagna, degli Usa e di tanti Alleati per facilitare una sorta di cessate il fuoco e una soluzione politica al conflitto”. Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in conferenza stampa dopo la prima giornata della ministeriale degli Esteri dell’Alleanza.
Il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, ha condannato con la massima fermezza l’attacco di ieri. Lo rende norto il portavoce, Jamal Rushdi. Secondo Gheit, riferisce il portavoce, “questo massacro fornisce un’ulteriore prova della natura totalmente casuale delle operazioni di occupazione israeliane nella Striscia di Gaza, e che i sette operatori umanitari sono stati uccisi, come centinaia di altri operatori umanitari e decine di migliaia di civili palestinesi, a sangue freddo, senza il minimo rispetto per le leggi di guerra o il minimo scrupolo di coscienza”.
Il portavoce ha confermato che circa duecento operatori umanitari sono stati uccisi dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, tra cui circa 176 membri del personale dell’Unrwa, un numero senza precedenti in qualsiasi conflitto del XXI secolo e un pericoloso precedente.
Il portavoce ha spiegato che Aboul Gheit ha chiesto un’inchiesta internazionale imparziale su questo incidente, mettendo in dubbio la credibilità delle indagini israeliane e ricordando precedenti episodi in cui “i crimini dell’esercito di occupazione sono stati coperti, come quello che ha preso di mira la giornalista Sherine Abu Aqla nella Cisgiordania occupata”.
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